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Forconi: il governo apre al dialogo. Mercoledì presidio a Roma

Il Movimento è chiamato a scegliere: da una parte ci sono quelli favorevoli al dialogo, dall’altra l’area più radicale determinata ad andare allo scontro.
A cura di D. F.
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 Ore 18.30 – Arrestato a Roma il vicepresidente di Casapound. È stato arrestato per furto pluriaggravato Simone Di Stefano, il vicepresidente di Casapound Italia fermato oggi mentre con una scala tentava di sostituire un Tricolore alla bandiera blu dell'Unione europea che svoltolava sul palazzo. Al termine degli accertamenti gli agenti della Digos lo hanno arrestato con l'accusa di furto della bandiera dell'Unione Europea. Con Di Stefano sono stati denunciati una decina di appartenenti al movimento per concorso nel furto aggravato, resistenza a pubblico ufficiale e manifestazione non autorizzata. Sequestrate l'autovettura e la scala utilizzata da Di Stefano per arrampicarsi sul balcone del palazzo. I fatti che hanno portato all’arresto sono avvenuti questa mattina in via IV Novembre, nella sede della rappresentanza in Italia dell'Unione Europea, con alcuni del movimento 9 dicembre alleati ai gruppi di Casapound. Intanto, a proposito della protesta dei forconi, è intervenuto anche Berlusconi: “Questa rivolta dei forconi è un sintomo grave di una crisi vera” che ha delle “ragioni profonde”. Così Berlusconi, in una telefonata a sorpresa al pranzo di Forza Italia per gli auguri di Natale in un ristorante a Dozza.

Ore 15.40 – A Roma il 18 dicembre. Mentre la protesta prosegue, il movimento dei forconi ha sciolto la riserva: mercoledì 18 dicembre a Roma si terrà la nuova manifestazione di protesta, in luoghi e orari ancora da stabilirsi. Lo rende noto il movimento 9 dicembre, che promuove le manifestazioni: “Nelle prossime ore – si legge sul sito – verranno divulgati i punti di incontro autorizzati. Dobbiamo esserci ora o mai più”.

UPDATE: La protesta dei forconi prosegue in Veneto, dove è stata bloccata la tangenziale di Vicenza. Intanto è intervenuta anche Laura Boldrini: "Sono giorni pieni di protesta, sono proteste che sono conseguenze di sacrifici, non siamo ancora usciti da questa situazione di crisi ma dobbiamo comunque sapere di essere un grande Paese, dobbiamo sempre ricordarcelo e io sono sicura che ce la faremo anche questa volta". “Quello che non serve è gettare benzina sul fuoco di questa rabbia” che si registra in Italia. Inoltre, “mirare esclusivamente allo scontro di certo non aiuta chi non riesce ad arrivare alla fine del mese”. Così la Boldrini in un videomessaggio nel quale ha chiesto anche di prendere esempio dalla lezione di Nelson Mandela e saper “trasformare la rabbia in energia positiva”. Una lezione, quella del leader sudafricano, che “dovrebbe essere seguita veramente da tutti, anche qui in Italia dove la rabbia si sta manifestando in forme clamorose e purtroppo a volte anche violente. Credo non ci si debba sorprendere dalla protesta:c’è una crisi lunga e pesante”.

Il governo ha ceduto. Dopo cinque giorni di proteste e blocchi in tutta Italia Palazzo Chigi ha deciso di convocare i leader del "movimento dei Forconi". Il Coordinamento 9 dicembre, che ha dato vita a una protesta sorprendentemente duratura, sta valutando se accettare il dialogo con l'esecutivo oppure proseguire la "battaglia" per vie extra istituzionali. L'apertura del governo al dialogo arriva al termine di una settimana assai movimentata ed ha lo scopo preciso di mettere il coordinamento con le spalle al muro. I leader, infatti, dovranno decidere se accettare le concessioni governative oppure radicalizzare lo scontro. A metà giornata si svolgerà al presidio di Soave un incontro tra pezzi del movimento che sono pronti ad andare a scoprire le carte del governo. Ma il leader che viaggia in Jaguar, Danilo Calvani, avrebbe espresso il suo parere negativo alla trattativa.

Intanto non si arresta la polemica tra alcuni portavoce del movimento e la Comunità Ebraica. Andrea Zunino, uno dei leader dei forconi, aveva definito l'Italia come “schiava dei banchieri come i Rotschild: è curioso che 5 o 6 tra i più ricchi del mondo sono ebrei, ma è una cosa che devo approfondire”. Non si era fatta attendere la replica di Renzo Gattegna presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane: "Parole deliranti che richiamano, senza alcun pudore e vergogna, un periodo storico caratterizzato da morte, violenza e negazione dei diritti più elementari. Parole provocano un senso di disagio sempre più profondo", che alimentano i "più biechi e violenti stereotipi antisemiti per offendere non soltanto la memoria di milioni di individui che in nome dell'ideologia nazista trovarono la morte tra le più atroci sofferenze ma soprattutto l'intelligenza, la coscienza democratica e la maturità di quella popolazione italiana le cui istanze si propone di rappresentare, evidentemente in modo inadeguato, nella strade e nelle piazze di tutto il paese".

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