L'amministrazione Obama avrebbe accettato di armare sei droni Reaper (in parole grossolane, aerei senza pilota) dell'aviazione italiana, aprendo di fatto la strada alla vendita agli altri alleati dell'intera "hunter – killer drone technology". A riportarlo è il Wall Street Journal, che mette in evidenza come si tratterebbe in effetti della prima nazione dopo la Gran Bretagna a poter contare su una simile tecnologia, che secondo quanto rivelano fonti ufficiali, dovrebbe essere impiegata "inizialmente in Afghanistan". Si tratta di una versione aggiornata (e molto più potente) dei Predators, la cui proposta "di vendita" è stata pre – notificata al Congresso ad aprile e sulla quale non sembrano esserci state obiezioni (il termine ultimo per bloccare la vendita era fissato al 27 maggio): se dunque nei prossimi 15 giorni non interverrà una "resolution of disapproval" di entrambe le camere l'accordo avrebbe il via libera.
Una questione sulla quale non sono mancati pareri discordanti, in particolare relativamente al fatto che, una volta "armati" i droni italiani, sarà molto più difficile per gli States negare "similar capabilities to other North Atlantic Treaty Organization allies". A cominciare dalla Turchia che ha già chiesto di poter comprare i Reapers per utilizzarli nella lotta ai separatisti curdi. D'altro canto, come ricorda ilpost, "le motivazioni dell’upgrade dei droni italiani sono varie; l’utilizzo mondiale dei droni è in generale in grande estensione e il mercato dovrebbe crescere intorno a 5,8 miliardi di dollari nel 2017 […] e gli Stati Uniti vogliono affidare alcune missioni legate alla sicurezza internazionale anche ai loro alleati per condividere oneri e responsabilità". Secondo fonti della difesa statunitense dunque, l'Italia inizialmente utilizzerà i droni per proteggere i suoi 4mila soldati in Afghanistan, ma non esclude di poterli utilizzare altrove in un prossimo futuro, secondo accordi ancora non meglio specificati. In ogni caso si tratterebbe di un upgrade sostanziale, che trasformerebbe i droni italiani in micidiali macchine da guerra, equipaggiate con "Hellfire missiles, laser-guided bombs and larger munitions", in grado di colpire anche bersagli in profondità.
Ma a cosa servono i droni? – Ovviamente la risposta dovrebbero darla i "geni assoluti" che hanno ritenuto che il nostro esercito non potesse fare a meno dei droni e di altre "diavolerie tecnologiche" per non sfigurare nel consesso internazionale, in spregio ad ogni considerazione sulla razionalizzazione delle spese e sul contenimento degli investimenti in campo militare. Tuttavia la volontà di procedere ad un upgrade così deciso chiama in causa anche i vertici della Difesa, che già qualche mese fa erano stati protagonisti di un paradossale balletto di numeri, cifre ed intenzioni sui tanto discussi F35. E se in passato vi avevamo raccontato della follia delle spese militari, non possiamo che prendere atto con rammarico dell'ennesima occasione mancata per mandare un altro segnale chiaro (e certamente ora ci parleranno di impegni internazionali, di patti d'onore e via discorrendo…), tanto più in un momento in cui "responsabilità, rigore e sacrifici" dovrebbero guidare le azioni del Governo. Il tutto, si badi bene, senza nemmeno cominciare il discorso sul pacifismo, sul disarmo e sulla necessità di ridurre la "carica di aggressività": battaglie di civiltà che sembrano non sfiorare nemmeno i novelli signori della guerra.