video suggerito
video suggerito
Opinioni

Fmi: all’Italia serve più lavoro e meno tasse

Altro che Imu: la nota del Fondo monetario internazionale fa il punto sulla situazione italiana, ammette i progressi fatti ma sottolinea come sia necessario far ripartire il mercato del lavoro e alleggerire il carico fiscale.
A cura di Luca Spoldi
38 CONDIVISIONI

Immagine

Il governo del fare (poco poco, piano piano) ha altro a cui pensare: i “generalissimi” e la “truppa” del Pdl sono in subbuglio perché gli emissari dell’Fmi nella propria nota emessa al termine della periodica missione di ricognizione dello stato di salute dell’Italia (da tempo malato grave e pertanto sotto osservazione), intitolata “Oltre l’austerity: le priorità per far ripartire la crescita” dopo aver concesso che le autorità italiane “hanno preso misure decise a partire dalla crisi di fine 2011 per rafforzare le finanze pubbliche e trasformare l’economia” segnalano come “le prospettive di crescita restano deboli, la disoccupazione inaccettabilmente elevata e la fiducia dei mercati ancora fragile” per cui “accelerare la spinta per le riforme sarà essenziale per far fare un balzo alla crescita e creare lavoro”. Come dite? Voi veramente avete letto che il Pdl è sul sentiero di guerra perché l’Fmi si è permesso di suggerire al governo italiano di rendere permanente l’Imu?

Oibò, vediamo di fare chiarezza: che cosa ha detto esattamente l’Fmi? Cose assolutamente condivisibili “senza se e senza ma” talmente sono note da anni (al punto da apparire a molti finanche banalotte anziché no). In tutto la nota segnala quindici punti: si parte dalla constatazione di come “l’economia stia mostrando segnali di stabilizzazione, ma forti tensioni stiano ancora franando la ripresa” con previsioni del Pil che parlano di un calo dell’1,8% quest’anno (ma non si vedeva la luce in fondo al tunnel?) e di un rimbalzo dello 0,7% l’anno venturo (ah, eccola… molto in fondo al tunnel in effetti). Non sorprendentemente il secondo punto sintetizza: “i rischi di questo scenario sono indirizzati verso il basso”, ossia sarà più facile vedere, eventualmente, dati peggiori che non migliori. Siete sconvolti come me? Andiamo avanti.

Le prospettive di crescita per l’economia italiana a medio termine, avvertono i signori dell’Fmi, “si rafforzeranno solo con l’implementazione di riforme integrali” (nientemeno). Già, siamo d’accordo, il problema è che nel paese delle mille caste in cui non si riescono a ridurre neppure le pensioni baby o le pensioni d’oro (per non dire delle Province, delle auto blu e di altre “mitologiche” misure di efficientamento della pubblica amministrazione e della sua spesa che da anni vengono periodicamente richiamate dal “riformatore” di turno) e dove i tassisti, i farmacisti, i giornalisti, gli immobiliaristi e tante decine di altri “isti” riescono ogni volta a sventare riforme che possano scalfire anche marginalmente le proprie rendite di posizione, è difficile pensare che magicamente le riforme integrali si materializzeranno dall’oggi al domani. Peccato, perché come sanno anche all’Fmi “accelerare riforme che eliminino debolezze strutturali sarà cruciale per limitare i rischi di disoccupazione a lungo termine, specialmente per i giovani, e aumentare il tasso di crescita” dell’economia del Belpaese (campa cavallo, ma forse è un invito ad andarsene da questo paese).

Passando poi a indicare quali riforme siano nel concreto necessarie, gli esperti segnalano come siano necessari “maggiori sforzi per incrementare la bassa produttività e la competitività declinante” dell’economia italiana in particolare in tre aree chiave come i prodotti di mercato (si citano i casi del mercato dell’elettricità e delle professioni legali), dei servizi pubblici (“specie a livello locale”) e della riforma giudiziaria (strano che il Pdl non abbia già colto la palla al balzo, si vede che è troppo impegnato nella “caccia all’Imu”). Nero su bianco gli uomini dell’Fmi spiegano poi che “dovrebbe essere data priorità anche all’innalzamento del basso grado di impiego, specialmente tra giovani e donne”, perché riducendo (ma come, di grazia, se non si riduce il cuneo fiscale?) della metà il gap esistente col resto d’Europa “si avrebbe un effetto positivo sul Pil fino al 2,5% entro il 2018”.

La nota dell’Fmi prosegue poi analizzando la politica fiscale concedendo che “l’Italia è in grado di raggiungere l’obiettivo di un pareggio di bilancio strutturale quest’anno” ma aggiungendo che “un ribilanciamento dell’aggiustamento fiscale è urgentemente necessario per supportare la crescita”, in particolare accelerando il pagamento dei famosi 40 miliardi di euro di crediti alle Pmi che il governo si è impegnato a saldare entro i prossimi 12 mesi (purtroppo mi pare che stiano giungendo segnali di ben altro tipo). Nel dettaglio l’Fmi, secondo cui “si potrebbe fare di più”, suggerisce di “proseguire il taglio della spesa pubblica anche nel bilancio 2014” cercando di “migliorare l’efficienza della spesa pubblica e trovare ulteriori risparmi per ridurre le tasse” (non avrei saputo dirlo meglio: peccato che in 46 anni di vita non ho mai visto risultati significativi e duraturi su questo punto).

Altro suggerimento è di “allargare la base imponibile e in questo paragrafo rientra il “famoso” auspicio affinché “la tassa di proprietà sulla prima casa (l’Imu, ndr) dovrebbe essere mantenuta per ragioni di equità e di efficienza e la revisione dei valori catastali accelerata per garantire l’equità”. Vili stranieri, ecco la pistola fumante! Peraltro ben nascosta visto che il paragrafo prosegue spiegando che è necessario anche “intensificare gli sforzi per combattere l’evasione fiscale, anche attraverso un migliore utilizzo degli strumenti di lotta al riciclaggio di denaro e un aumento della tassa di successione che servirebbe anche ad aumentare le entrate e a una più equa distribuzione del carico fiscale”. Ops: ma non sono i punti dolenti contro cui il Pdl si è sempre battuto (peraltro trovando ampie complicità nell’elettorato italiano di tutti i colori) o per lo meno non si è mai realmente impegnato? Esattamente. Da ultimo l’Fmi consiglia di “accelerare gli investimenti in infrastrutture pubbliche”, sempre che vi sia spazio per farlo, per fare da volano ad una ripresa degli investimenti privati.

Seguono considerazioni sulla vulnerabilità dovuta ad un elevato debito pubblico (che richiede un altrettanto alto avanzo primario), sulla necessità di procedure di bilancio più credibili che pongano un tetto alla crescita della spesa sia dei ministeri sia di enti locali nel corso di più anni, sul fatto che la crisi abbia eroso la qualità degli asset e la profittabilità delle banche italiane (ma anche questo voi lettori lo sapevate già), che potrebbe migliorare, offrendo un supporto alla crescita, accelerando le svalutazioni delle sofferenze che ancora si annidano nei bilanci bancari a patto di assicurare alle banche adeguati cuscinetti di capitale e liquidità che ne rafforzerebbero la capacità di concedere nuovi prestiti (cosa che non sembrano capire i troll che gridano allo scandalo dei “regali” alle banche italiane).

Infine l’Fmi suggerisce di rafforzare i meccanismi di governance del sistema bancario, in particolare per quanto riguarda il ruolo delle fondazioni bancarie e delle maggiori banche cooperative (saranno fischiate le orecchie in casa Bpm e Mps, quest’ultima citata esplicitamente?), di rafforzare il sostegno al credito alle Pmi, ad esempio coinvolgendo la Cassa depositi e prestiti. Il tutto cercando di rafforzare la cooperazione a livello europeo rafforzando l’unione monetaria e il supporto alla crescita. Ora rileggete il tutto e ponderate ogni passaggio e ditemi: quanto pensate possano pesare l’Imu e le relative polemiche sul rilancio dell’economia italiana? E perché dunque perdiamo ancora tempo a parlarne? Ah, saperlo.

38 CONDIVISIONI
Immagine
Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views