Il corteo si è concluso. Settantamila persone, nonostante la pioggia battente, hanno sfilato per dire no ai rifiuti tossici e chiedere un piano di bonifiche concreto e immediato nella cosiddetta "terra dei fuochi". Sacerdoti, comitati territoriali, sindacati, associazioni di varia estrazione e vario "colore", anche esponenti politici – rigorosamente senza simboli di partito – ma soprattutto tanti cittadini provenienti da tutta la Campania e oltre (bus anche dalla Puglia) ora chiedono un concreto passo avanti nella lotta contro l'avvelenamento di quella che un tempo fu la ‘Campania felix'. La legge sulle bonifiche promessa dal governo Letta, un serio piano di tutela da parte della Regione e al tempo stesso una concreta presa di coscienza della gente – il riferimento è alle tante micro discariche create da cittadini incuranti dei danni all'ambiente – e al tempo stesso la conoscenza dell'esatta ubicazione dei rifiuti tossici interrati (preziose in tal senso le rivelazioni del pentito di camorra Schiavone) sono tutti tasselli di un piano fatto non solo di normative e controlli ma anche di consapevolezza e civismo. Da domani, dunque, si capirà se e quanto questa grande mobilitazione ha inciso e inciderà sull'agenda della politica.
Ore 18.30. Contestazione in piazza anche quando padre Maurizio Patriciello nomina il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe. "La Chiesa è con voi – ha iniziato Patriciello dal palco allestito in piazza Plebiscito – e il cardinale Sepe non è potuto essere qui…" e giù fischi fortissimi all'indirizzo dell'arcivescovo metropolita. Poi per Giorgio Napolitano dura contestazione. Citato sempre dal sacerdote di Caivano , il Capo dello Stato viene duramente fischiato. "È un napoletano come noi…" ripete per tre volte Patriciello, invano. Fischi anche quando dal palco vengono pronunciati i nomi dei politici che si sono avvicendati nella lunga fase dell'emergenza rifiuti in qualità di commissari straordinari, dall'attuale capo della Polizia, all'epoca prefetto di Napoli, Alessandro Pansa, all'ex governatore della Campania Antonio Bassolino. Parte il coro "Assassini, assassini". La manifestazione procede citando gli articoli della Costituzione italiana che sono stati violati.
Ore 17. Dalla piazza Plebiscito ora sul palco parlano gli organizzatori della manifestazione. Ai giornalisti è stato impedito di salire sul palco e la cosa ha generato battibecchi con il "servizio d'ordine". Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che aveva assicurato la sua presenza, non è al momento arrivato alla manifestazione. Lo ha detto Il Presidente dei Verdi Angelo Bonelli afferma: "Il Parlamento italiano deve convocarsi d'urgenza e dare risposte concrete ad un dramma sanitario ambientale senza precedenti".
Ore 16.40. La testa del corteo è arrivata in piazza del Plebiscito. Dal camion con gli altoparlanti viene "sparata" musica a tutto volume, i Pink Floyd con "The wall", davanti alla prefettura di Napoli. Tra i manifestanti c'è anche Alex Zanotelli, il padre comboniano protagonista di tante battaglie per i beni comuni e contro gli inceneritori che spiega: "Ora è necessario guardare a domani e da domani, con la forza di questa gente, organizzare il cambiamento per una bonifica di queste terre". Ora la stima dei manifestanti è di settantamila persone. Tra i personaggi dello spettacolo in piazza Plebiscito c'è anche Nino D'Angelo. Presente il capo della Fiom Cgil Maurizio Landini, il vice sindaco di Napoli Tommaso Sodano, don Tonino Palmese, referente di Libera contro le mafie.
Ore 16.15.Il corteo è in via Medina e si sta dirigendo verso piazza Municipio e poi da lì verso piazza del Plebiscito, punto finale della manifestazione. Tra le realtà associative, antagoniste e istituzionali ci sono molti dei residenti dei comuni a Nord di Napoli e nell'entroterra casertano che sono stati colpiti da patologie tumorali o che hanno perso i propri cari per queste malattie, imputate alla tossicità dei luoghi oggetto di anni di sversamenti abusivi nella "Terra dei fuochi". A ottobre scorso ci fu una grande manifestazione tra il Casertano e l'area del Giuglianese.
Iniziata già la guerra di cifre: le forze dell'ordine che scortano il corteo parlano di 30-40mila presenti. Gli organizzatori di centomila persone in pacifica marcia verso piazza Plebiscito.
Ore 16. L'Esercito: pronti a intervenire per bonifiche. Il corteo prosegue lungo il corso Umberto, sotto una pioggia battente ed è assolutamente pacifico. Da un altoparlante su un camioncino in testa al corteo si alternano i vari organizzatori dei comitati territoriali sparsi lungo tutta la Campania che spiegano le ragioni della mobilitazione regionale. Intanto proprio a Napoli, oggi, il generale Claudio Graziano, Capo di stato maggiore dell'Esercito ha dichiarato che "L'Esercito è sempre pronto, e lo sarà sicuramente anche in questa circostanza, ad operare in base alle decisioni che assumerà il Governo e che vorrà prendere l'autorità politica". La domanda era quella su un possibile intervento della forza armata per l'emergenza ambientale.
Ore 15.30. Contestato il gonfalone del Comune di Napoli. C'era da aspettarsi polemiche sulla presenza di simboli di partito e anche di simboli istituzionali. Il Comune di Napoli ha fortemente voluto la presenza del suo gonfalone, ovvero il vessillo col simbolo della città, portato da un dipendente incaricato apposta. Un accordo di massima voleva che questi vessilli fossero in coda e non in testa al corteo. Qualcuno del Comune partenopeo ha invece chiesto di mettere la bandiera davanti, come inizio e ne è nato un parapiglia tra attivisti e alcuni consiglieri di municipalità che stava per degenerare in rissa.
ASPETTANDO L'INIZIO DEL CORTEO. Un "fiume in piena" contro il biocidio e per chiedere la bonifica della Terra dei Fuochi: oggi 16 novembre è il giorno del grande corteo che partirà dalla stazione centrale di Napoli e percorrerà il centro cittadino fino ad arrivare in piazza del Plebiscito. In piazza ci sono numerose persone provenienti da ogni parte della regione Campania, l'obiettivo è chiedere l'immediata bonifica delle terre campane inquinate dagli sversamenti illegali di rifiuti tossici e nocivi e controlli e pene severe contro il fenomeno dell'incendio di rifiuti che fa conoscere alcuni comuni delle province di Napoli e Caserta appunto come ‘terra dei fuochi'. In testa al corteo tra gli organizzatori della protesta – la seconda dopo quella di fine ottobre– don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano che da anni si batte per le bonifiche. I manifestanti espongono anche alcuni striscioni con le foto di persone morte negli ultimi anni per tumori: a loro dire si tratta di malattie legate all'inquinamento dei suoli. È proprio Patriciello a spiegare il senso della mobilitazione: "Noi – dice – ora sappiamo quello che per tanto tempo è stato taciuto e serve, è necessaria una pagina nuova. È il popolo campano in piazza non un comitato piuttosto che un altro – aggiunge -. "Chi nasce oggi non avrà la terra abbiamo rubato loro ciò che spetta loro per diritto. Siamo stati dei farabutti abbiamo rovinato la terra".
Nelle ultime ore la discussione sulla Terra dei fuochi è stata caratterizzata dallo scontro su un reportage del settimanale l'Espresso che, riportando documenti di fonte statunitense noti fin dal 2008, ha lanciato l'allarme circa la qualità dell'acqua e non solo nella zona a Nord di Napoli e nel Casertano ma anche nello stesso capoluogo partenopeo. A questa inchiesta, il sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha risposto annunciando querela al settimanale con un risarcimento astronomico da un miliardo di euro.