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Firme false M5S, chiesto rinvio a giudizio per i deputati Nuti, Mannino e Di Vita

La sostituta procuratrice Claudia Ferrari ha chiesto il rinvio a giudizio di 14 indagati nell’ambito dell’inchiesta relativa alle presunte firme false presentate dal Movimento 5 Stelle palermitano alle elezioni amministrative del 2012. “Ci è chiaro il tentativo di levarci politicamente di mezzo per avere campo libero, attraverso una montatura ben organizzata, che salvo ripensamento del Gup i magistrati avranno modo di smascherare nel processo penale”, commentano i tre deputati nazionali indagati.
A cura di Charlotte Matteini
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Foto LaPresse - Stefano Costantino 07/09/2016 Nettuno (ITA) Cronaca Il direttorio del Movimento 5 Stelle durante la tappa conclusiva del 'Costituzione Coast To Coast' #CostituzioneCoastToCoast in Piazza Cesare Battisti a Nettuno, Italia. Nella foto: Beppe Grillo, Luigi Di Maio Photo LaPresse - Stefano Costantino 07/09/2016 Nettuno (ITA) The Executive of the Movimento 5 Stelle during the final stage of the 'Constitution Coast To Coast' #CostituzioneCoastToCoast in Piazza Cesare Battisti in Nettuno, Italy. In the pic: Beppe Grillo, Luigi Di Maio

Rilanciato dalla iena Filippo Roma dopo essere stato accantonato a causa dell'archiviazione chiesta inizialmente dalla procura in seguito alla presentazione di un esposto da parte di un ex attivista del Movimento 5 Stelle, il caso relativo alle famigerate firme false di Palermo giunge a una svolta, o meglio alla richiesta di rinvio a giudizio per 14 indagati, tra cui alcuni parlamentari nazionali del Movimento 5 Stelle. Riassumendo brevemente: secondo l'accusa, alcuni attivisti penstastellati all'epoca delle elezioni amministrative palermitane del 2012, che videro candidato l'attuale deputato Riccardo Nuti, commisero un errore materiale nella compilazione delle liste elettorali. A cascata questo errore, il luogo di nascita sbagliato di uno dei candidati al consiglio comunale, avrebbe potuto invalidare l'intera lista dei 5 Stelle. Nel tentativo di porre rimedio all'errore, alcuni attivisti passarono una nottata intera a ricopiare le firme raccolte, per poi presentare la documentazione in Corte d'Appello e accedere così alla competizione elettorale. Sebbene possa sembrare un errore venale, la ricopiatura delle firme per legge è un falso e costituisce una violazione del testo unico regionale in materia elettorale. Nel corso delle indagini preliminari, alcuni attivisti hanno accettato di collaborare e confessato il reato commesso: la deputata regionale Claudia La Rocca raccontò che cosa successe la notte del 3 aprile 2012, mentre il deputato regionale Giorgio Caccio avvalorò la deposizione della collega, fornendo sostanzialmente elementi utili alla procura palermitana.

Per settimane i deputati nazionali coinvolti nell'inchiesta hanno negato la disponibilità a farsi interrogare e a rilasciare il saggio grafico necessario a comparare le scritture presenti nei documenti falsificati con quelle dei vari indagati. Solo a chiusura delle indagini preliminari, Nuti, Mannino e Di Vita hanno cambiato idea e accettato di farsi interrogare e rilasciare la documentazione richiesta dagli inquirenti. Dai rilievi grafologici svolti durante le indagini sarebbe emersa con certezza la falsificazione delle firme incriminate e, dunque, per questo motivo secondo la sostituta procuratrice Claudia Ferrari esisterebbero i presupposti per un rinvio a giudizio degli indagati. Oltre a Riccardo Nuti, deputato nazionale e all'epoca candidato sindaco di Palermo per il Movimento 5 Stelle, la richiesta di rinvio a giudizio riguarda altre 13 persone, tra cui le deputate nazionali Giulia Di Vita e Claudia Mannino, l'attivista Samantha Busalacchi, Pietro Salvino (marito della Mannino), Riccardo Ricciardi (marito della deputata Lupo, non indagata), Alice Panaleone, l'avvocato Francesco Menallo e il cancelliere Giovanni Scarpello, che autenticò le firme incriminate.

"Ci è chiaro il tentativo di levarci politicamente di mezzo per avere campo libero, attraverso una montatura ben organizzata, che salvo ripensamento del Gup i magistrati avranno modo di smascherare nel processo penale", commentano i tre deputati nazionali Di Vita, Nuti e Mannino, già sospesi dai probiviri del Movimento 5 Stelle in occasione dell'iscrizione nel registro degli indagati. "Attenderemo la notificazione della richiesta, poi a Roma terremo una conferenza stampa in cui racconteremo che cosa abbiamo detto ai magistrati e le novità di peso che abbiamo fatto emergere nell’interrogatorio sostenuto di recente. Fino ad oggi abbiamo subito in silenzio menzogne e insinuazioni, sia sulla scelta di sottoporci a interrogatorio una volta apprese le accuse a nostro carico, sia sulla scelta di rilasciare il saggio grafico in un secondo tempo. Le tesi accusatorie si fondano sulle testimonianze di Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, le quali, avendone già dimostrato l’inattendibilità per marcate incongruenze, dovranno reggere nel processo. Abbiamo fiducia nella Giustizia e siamo certi di poter provare la nostra innocenza e i nostri tentativi di contrastare assalti mirati al gruppo politico palermitano. A riguardo daremo i particolari nella conferenza stampa dei prossimi giorni".

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