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Fino a 4 anni e mezzo di carcere per chi pubblica in Rete video porno per ricattare gli ex

La proposta di legge, attualmente depositata alla Camera dei Deputati e assegnata alla Commissione Giustizia, porta la firma della parlamentare di Forza Italia Sandra Savino. “Le leggi vigenti in Italia non riescono a contrastare adeguatamente il fenomeno dei video privati diffusi per vendetta: per questo serve una normativa adeguata al periodo storico che stiamo vivendo”.
A cura di Charlotte Matteini
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revenge porn

Sulla scia del tragico suicidio di Tiziana Cantone, la 31enne napoletana che il 14 settembre ha deciso di togliersi la vita in seguito alla divulgazione di alcuni video sessualmente espliciti finiti alla mercè del Web nell'aprile 2015 e che finirono per renderla bersaglio di numerosi attacchi e insulti, la parlamentare di Forza Italia Sandra Savino ha presentato alla Camera dei Deputati una proposta di legge per l'inasprimento delle pene relative al cosiddetto fenomeno del "revenge porn", sempre più diffuso in Italia, ovvero la divulgazione di filmati porno con scopi ritorsivi. Il "revenge porn" colpisce per la maggior parte donne di qualsiasi fascia d'età e, tendenzialmente, l'atto viene compiuto dopo la fine di una relazione amorosa, come una sorta di ritorsione nei confronti della persona che ha lasciato il proprio partner. Non mancano però anche i casi che coinvolgono ragazzine giovanissime che, come in un perverso gioco di ruoli, vengono filmate e ricattate da amici e compagni di classe.

"Spesso accade che la diffusione di un certo tipo di immagini o video pornografici segua la fine di una relazione sentimentale e venga utilizzata come strumento di vendetta nei confronti delle vittime. La vendetta porno è l’esempio più estremo di come, in certi casi, le nuove tecnologie vengano utilizzate da alcuni uomini con l’unico scopo di esercitare il potere e il controllo sulle donne. Sono sempre più numerose le vicende di cronaca che vedono protagoniste giovani donne che, senza aver espresso alcun consenso, scoprono online, sui social network, proprie immagini intime, ormai condivise da un numero molto elevato di utenti, quindi divenute virali", si legge nel testo della proposta di legge depositata alla Camera lo scorso 27 settembre e assegnata alla Commissione Giustizia.

La Pdl 4055 a firma Savino comprende un solo articolo e si propone di introdurre nel codice penale vigente l'art. 612-ter, come a completamento dell'art. 612 bis dedicato agli atti persecutori e stalking che punisce con la reclusione da sei mesi a quattro anni "chiunque, con condotte reiterata, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita". Con l'articolo proposto dalla forzista Savino, invece, si introdurrebbe un ulteriore fattispecie di reato specificamente alla diffusione di immagini e video sessualmente espliciti:

"È punito con la reclusione da uno a tre anni chiunque pubblica nella rete internet, senza l’espresso consenso delle persone interessate, immagini o video privati, comunque acquisiti o detenuti, realizzati in circostanze intime e contenenti immagini sessualmente esplicite, con conseguente diffusione di dati sensibili, con l’intento di causare un danno morale alla persona interessata. La pena è aumentata della metà se il fatto è commesso dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa"

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Nel caso in cui venisse approvata la proposta di legge della deputata Savino, chi dovesse essere colto a diffondere senza l'esplicito consenso dell'interessata/o contenuti pornografici "con l’intento di causare un danno morale alla persona interessata" sarà punibile con la reclusione fino a 3 anni, ma nel caso il responsabile dell'atto sia il coniuge, anche separato o divorziato, o una persona sentimentalmente legata alla vittima, la pena viene invece aumentata fino a 4 anni e mezzo di reclusione.

"Negli Stati Uniti d’America il fenomeno del revenge porn è riconosciuto a livello giuridico e conseguentemente perseguito, in molti Stati. Le leggi vigenti in Italia non riescono a contrastare adeguatamente il fenomeno dei video privati diffusi per vendetta: per questo serve una normativa adeguata al periodo storico che stiamo vivendo. Sarebbe opportuno il riconoscimento di questo reato al pari dell’estorsione, perché si configura come un grave delitto contro la privacy, oltre a essere un delitto di genere, perpetrato quasi esclusivamente nei confronti delle donne", spiega la Savino nel testo della proposta di legge.

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