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Fine delle trattative, la Grecia di nuovo alle urne

In Grecia fallisce anche l’estremo tentativo di formare un nuovo Governo. Inevitabile il ricorso a nuove elezioni, mentre cresce la contestazione nei confronti dell’invadenza dell’Unione Europea.
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Grecia-Athens

Nessun accordo fra i partiti per una nuova coalizione di Governo, ma soprattutto nessuna convergenza né sui programmi né sui nomi in grado di tirare la Grecia fuori dal pantano. E' questo in estrema sintesi il bilancio degli ultimi dieci giorni di crisi, con la nota della Presidenza della Repubblica che ha praticamente confermato che entro poche settimane il Paese sarà chiamato nuovamente alle urne. E' dunque naufragata nella maniera peggiore l'idea di un Governo guidato da personalità di "spessore umano e politico" lanciata solo ieri dal Presidente Papoulias dopo il fallimento dei mandati esplorativi affidati ai leader di Nuova Democrazia, Samaras, dello stesso Pasok, Venizelos e del partito della sinistra radicale Syriza, quell'Alexis Tsipras che si era detto "convinto di riuscire a convincere il Parlamento".  A questo punto, inevitabile il ricorso ad un Governo ad interim e ad una nuova consultazione elettorale che si preannuncia incandescente.

A pesare in maniera dirimente sul fallimento delle trattative, l'incapacità di trovare una piattaforma comune che mettesse d'accordo i diversi partiti, soprattutto relativamente all'accettazione delle dure misure di austerity imposte dall'Unione Europea. La situazione è del resto abbastanza chiara da questo punto di vista: o il Parlamento "ratifica" i tagli e le "sanguinose riforme" imposte dall'Unione o si interrompono i finanziamenti che "tengono in vita" lo stato ellenico. Un aut aut che ovviamente trova ostile la stragrande maggioranza dei cittadini e la quasi totalità delle forze politiche che, in un modo o nell'altro, spingono per rinegoziare le condizioni con le istituzioni europee. E che gli spazi di manovra fossero piuttosto esigui lo si era capito fin da subito, nonostante alcuni segnali internazionali lasciassero intravedere una qualche possibilità di "allentamento della tensione intorno alla Grecia" (si veda la vittoria di Hollande in Francia e la sensazione di un'imminente sconfitta della linea "rigorista", avvalorata dalla debacle dei conservatori della CDU in Germania). Quello che invece è certo è che nelle prossime settimane Atene vivrà con il fiato sospeso, tra la consapevolezza dell'impossibilità di "portare a termine riforme sotto le bombe" e la quasi certezza dell'avanzata delle forze anti-sistemiche, anti-europeiste e tendenzialmente xenofobe, come la temuta Alba Dorata, i cui leader hanno preannunciato una "campagna all'ultimo respiro".

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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