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Filmata a Rimini durante lo stupro, gli avvocati: “Dopo mesi è ancora sotto choc”

Gli avvocati della diciassettenne abusata nel bagno di una discoteca e filmata con il cellulare dalle amiche descrivono la ragazza come “una bambola nelle mani del suo aguzzino”. Sulla vicenda lavora la magistratura: è indagato un ragazzo di 22 anni.
A cura di Susanna Picone
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Una giovane di diciassette anni che, insieme ad alcuni amici, va in locale di Rimini dove viene avvicinata da un ragazzo più grande, che conosceva di vista, insieme al quale beve e poi va in bagno. Lì, secondo la ricostruzione dei suoi avvocati, si trasforma in una sorta di “bambola” nelle mani dell’uomo. Probabilmente a causa dell’alcol la ragazza perde conoscenza (infatti i suoi ricordi sono confusi) e solo dopo un po’ di tempo capisce che ha subito violenza. Inoltre spunta un video realizzato la sera di quella festa, nel bagno in cui lei è stata stuprata. È nata così, secondo la denuncia della vittima, la vicenda su cui sta attualmente indagando la magistratura che ha aperto un fascicolo per violenza sessuale. Una vicenda che risale a qualche tempo fa e che, appunto, vede coinvolta una minorenne residente nel Riminese, alcune sue amiche presenti quella sera e un giovane di ventidue anni di origine albanese che è finito nel registro degli indagati.

“Una bambola nelle mani del suo aguzzino” – Ai microfoni del Corriere, gli avvocati della giovane hanno parlato di una ragazza ancora molto provata, sotto choc nonostante siano trascorsi dei mesi dai fatti, e che sta lentamente cercando di riprendere in mano la sua vita. Uno degli avvocati, descrivendo l’incubo vissuto dalla diciassettenne, ha parlato appunto di “una bambola nelle mani del suo aguzzino”. Per il momento, appunto, il ventiduenne è indagato per violenza sessuale mentre due amiche della minorenne rischiano di finire nei guai per aver ripreso la scena col cellulare e averla diffusa su Whatsapp. Senza intervenire, senza chiedere aiuto, senza fare qualcosa per evitare quanto accaduto. Amiche che a quanto pare avrebbero alzato il cellulare sopra la porta del bagno inquadrando la scena dall’alto e quindi senza vedere. “Ero ubriaca anche io e non sapevo cosa stesse succedendo lì dentro”, si è giustificata una di loro con i carabinieri della città romagnola.

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