Film su Maometto, la protesta a Kabul: manifestanti sparano contro la polizia
La protesta del mondo musulmano contro il film anti-Islam continua ancora soprattutto a Kabul dove, secondo quanto riferisce la polizia locale, oltre mille persone sono scese in piazza per manifestare la propria rabbia a causa di “Innocence of Muslims”. I manifestanti, la maggior parte dei quali sono giovani, hanno inizialmente dato vita a una protesta pacifica poi il copione ha ricalcato ben presto quello dei giorni scorsi: bandiere americane in fiamme, automobili incendiate, assalto ai simboli occidentali. Tutto questo mentre la folla scandiva slogan anti-Usa e chiedeva punizioni per gli autori della pellicola offensiva nei confronti del profeta Maometto. I maggiori disordini si sono verificati in particolare nei pressi di alcuni edifici militari e della Nato. Secondo quanto ha reso noto il capo della polizia della capitale, Mohammed Ayoub Salangi, dalla folla di Kabul sono stati sparati anche alcuni colpi d’arma da fuoco verso la polizia e sono stati lanciati sassi. Gli agenti non avrebbero però risposto con altro fuoco e violenza. Inoltre, secondo un reporter dell’agenzia Xinhua, la protesta a Kabul è particolarmente degenerata in un quartiere orientale della capitale dell’Afghanistan, nella zona di Jalalabad Road, vicino alla base americana di Camp Phoenix e una base della Nato. Qui sono rimasti feriti almeno una cinquantina di poliziotti.
YouTube sotto attacco in Malesia – In seguito alle violente rivolte dei giorni precedenti era arrivata la decisione di evacuare le ambasciate di Tunisi e Khartoum, prese pesantemente di mira dai manifestanti, una decisione necessaria per evitare altri pericoli. Inoltre diversi governi spingono ancora affinché YouTube decida di bloccare il film in questione: in alcuni paesi la pellicola è stata oscurata mentre in altri, nonostante la richiesta dei governi, non è ancora stata rimossa. In particolare, in queste ultime ore, è stato il governo in Malesia a scagliarsi contro la società colpevole, secondo il ministro dell’Informazione, della comunicazione e della cultura, di “essere indifferente ai tumulti che il film ha causato”. Lo stesso ministro, citato dall’agenzia ufficiale Bernama, aveva affermato che “il titolare di YouTube non merita di essere risparmiato dall’ira dei musulmani o dalla legge”. Oggi, secondo quanto ha riferito un portavoce del sito web, Google ha cominciato a limitare l’accesso su YouTube del film anche in Malesia.