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Filippo Penati rischia la sbarra per il “Sistema Sesto”

La Procura di Monza ha chiesto il processo per l’ex presidente Pd della Provincia di Milano, coinvolto nello scandalo tangenti per l’area ex Falck e Marelli e le irregolarità sulla realizzazione della Milano-Serravalle. ”Chiedo rito immediato, dimostrerò la mia innocenza” è il commento a caldo di Penati.
A cura di Biagio Chiariello
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filippo penati 2012

Filippo Penati, ex sindaco di Sesto San Giovanni ed ex presidente della Provincia di Milano, ora rischia di finire alla sbarra. La Procura di Monza ha infatti chiesto al gup il processo in merito al caso delle presunte tangenti versate in suo favore per l'ex area Flack di Sesto San Giovani anche nel periodo in cui ne era primo cittadino. Insieme a Penati, rinvio a giudizio anche per altre 22 persone . Le accuse contestate sono corruzione, concussione e finanziamento  illecito ai partiti. Coinvolta anche una società, la Codelfa del gruppo Gauvio.  L'udienza preliminare, ancora da fissare, si terrà davanti al gup Giovanni Gerosa. «Voglio che si vada subito a processo, per questo intendo chiedere il rito immediato», questo il commento a caldo di Penati, espresso tramite una nota, dopo aver appreso o la richiesta al gup dei pm di Monza, Walter Mapelli e Franca Macchia. «Ora – ha detto ancora l'ex responsabile della segretria politica del leader del Pd Pierluigi Bersani  – potrò difendermi nel processo. Lo farò con tutte le mie forze e con la determinazione di cui sono capace, perché sono certo della mia correttezza».

Penati ribadisce la sua «totale estraneità» ai fatti che gli vengono contestati:

Non ho mai ricevuto illecitamente denaro dagli imprenditori, nè per me, nè per i partiti di cui ho fatto parte. Non ho conti correnti all'estero. I risultati dell'inchiesta che mi riguarda confermano che non c'e traccia, nonostante si sia favoleggiato di decine di miliardi, di una sola lira o di un solo centesimo di euro che mi sia stato trasferito. Dopo due anni di indagini non ci sono novità rilevanti rispetto alle ipotesi accusatorie iniziali. Contro di me, da oltre un anno, si riversano sempre le stesse accuse e si ricordano gli stessi fatti, spesso amplificati dalla polemica politica. Accuse e fatti, che risalgono a 12 anni fa, e continuano a ruotare solo intorno alle dichiarazioni di due imprenditori, a loro volta indagati, rilasciate per coprire passaggi di denaro tra loro, anche su conti svizzeri o lussemburghesi, poco trasparenti»

La richiesta legata all' indagine per il "Sistema Sesto", oltre Penati, riguarda altre 21 persone, tra le quali il suo ex braccio destro Giordano Vimercati. A rischiare sono anche l'ex segretario generale della Provincia Antonino Princiotta, l'imprenditore Piero Di Caterina, il vice presidente del Consorzio Cooperative Costruttori Omer Degli Esposti, l'amministratore del gruppo Gavio Bruno Binasco, l'architetto Renato Sarno, l'ex amministratore delegato di Milano Serravalle Massimo Di Marco, l'ex presidente di Bpm Massimo Ponzellini e il presidente della Banca di Legnano Enrico Corali.

Alla base dell'accusa ci sarebbe il denaro rilasciato per agevolare la concessione di alcune autorizzazioni o per stabilire, secondo criteri determinati, il piano di governo del territorio (Pgt) in riferimento alle due aree che avevano ospitate la Falck e la Ercole  Marelli. Nel primo caso i presunti illeciti riguardano il piano di lottizzazione e la sua approvazione e adozione dal consiglio comunale. Nel secondo, oltre al piano di lottizzazione ci sarebbero state irregolarità sulle concessioni edilizie. Ma nel mirino del gup, come scrive l'agenzia Omnimilano finiranno anche l'episodio della restituzione per conto di Penati a Di Caterina di una presunta mazzetta da due miliardi delle vecchie lire mascherata da caparra per un fittizio contratto di compravendita di un immobile; il capitolo che riguarda il Sitam, il sistema integrato tariffario dell'area milanese; le irregolarità che riguardano la realizzazione della terza corsia della Milano-Serravalle; e i finanziamenti all'associazione Fare Metropoli definita dai pm nell'avviso di conclusione delle indagini «mero schermo destinato a occultare la diretta destinazione delle somme» a Penati per le sue ultime due campagne elettorali.

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