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Fermate due persone per l’agguato di Genova ad Adinolfi

Nella notte, il blitz contro gli anarchici che avevano rivendicato la gambizzazione del manager di Ansaldo Nucleare del 7 maggio scorso. Individuati grazie ad una delle telecamere di sorveglianza sparse per la città.
A cura di Biagio Chiariello
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Fermate due persone per l'agguato ad Adinolfi

Si chiamano Nicola Gay, 44 anni, e Alfredo Cospito, 46, e sono i presunti attentatori di Roberto Adinolfi, il manager Ansaldo gambizzato a Genova il 7 maggio scorso. Nei confronti di entrambi è scattato un provvedimento di fermo emesso dalla Procura della Repubblica, nell' ambito della più vasta operazione condotta dai carabinieri del Ros e dalla digos di Genova contro la Fai, la Federazione anarchica informale che ha rivendicato l'attentato. I due soggetti fermati stavano per abbandonare l'Italia, sono stati arrestati a Torino. Già noti alle forze dell'ordine, sono ora accusati di attentato con finalità di terrorismo, lesioni aggravate con finalita' di terrorismo, porto abusivo d'arma. Per gli stessi reati è indagata nello stesso fascicolo la compagna di Cospito. Perquisizioni sono in corso a Bordighera, Cuneo e Pistoia.

Per le 12 è stata convocata una conferenza stampa alla Procura a Genova, nelle quale verranno diffusi i dettagli dell'operazione che ha portato al fermo dei due presunti attentatori di Adinolfi. Vi prenderanno parte, tra gli altri, il procuratore capo di Genova, Michele di Lecce, i due sostituti procuratori a cui sono state affidate le indagini sul caso, Nicola Piacente e Silvio Franz, rappresentanti dei Ros e della Digos. Prevista la presenza anche del procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli.

Roberto Adinolfi, 54 anni, era stato colpito sotto la sua casa genovese, poco dopo le 8 del mattino del 7 maggio. Ad attenderlo in strada c'erano due uomini che gli spararono a bruciapelo un colpo di pistola ad un ginocchio che gli procurò la frattura della tibia. Poi i due fuggirono in moto. Il mezzo fu ritrovata poco dopo, non lontano dalla stazione ferroviaria di Brignole. A tradirli una delle tante telecamere fisse di sorveglianza, sparse in tutta la città, che ne ha reso possibile l'individuazione.
L'arma utilizzata nell'attentato era una Tokarev calibro 7.62, in uso alle forze armate dei Paesi dell'Est. L'attentato è stato rivendicato quattro giorni dopo, l'11 maggio, dalla Federazione Anarchico Informale (FAI) con un comunicato spedito da Genova alla sede del Corriere della Sera in via Solferino a Milano. «Abbiamo azzoppato Adinolfi, uno dei tanti stregoni dell'atomo» era scritto nel testo, firmato Cellula Olga in riferimento a Olga Ekonomidou, membro del movimento di "Cospirazione delle cellule di fuoco/Fai-Frì (Fronte Rivoluzionario Internazionale)". La donna era stata arrestata lo scorso 4 gennaio.

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