Le Vie d’acqua erano state presentate alla giuria internazionale che decretò la vittoria di Milano su Smirne come il fiore all’occhiello di Expo 2015, ma a tre mesi dall’inaugurazione dell’esposizione la sua realizzazione non è ancora certa. Anzi: nelle prossime ore il Cda di Expo Spa potrebbe annunciare la chiusura del cantiere. Ruspe, escavatrici, operai dell’impresa vicentina Maltauro commissariata il 10 luglio 2014 a seguito della richiesta del presidente dell’anticorruzione Raffaele Cantone: tutti a casa. Lungo 22 km, il canale dovrebbe collegare il nord ovest con il sud Milano attraversando indelebilmente i parchi cittadini, al fine di alimentare i giochi d’acqua del sito espositivo di Rho e il Lake Arena, lago artificiale realizzato ad hoc per Expo. In sede di BIE, l’Ufficio internazionale delle esposizioni, il capoluogo lombardo aveva gioca la carta della Milano cinquecentesca, evocando Leonardo Da Vinci nelle presentazioni e rendering con l’intento di far rifiorire la città meneghina rilanciando il suo elemento naturale: l’acqua. L’acqua dei vicoli in cui si lavavano i panni, l’acqua dei mulini, l’acqua dei fontanili. Era il 2007, la genesi dell’Expo milanese. Un’opera da 90milioni di euro finita nelle recenti indagini dell’antimafia milanese, dapprima navigabile, poi trasformata in via d’acqua interrata a causa dell’orografia del territorio, per nulla adatto ad essere percorso in barca. Fortemente voluta dalla Giunta Moratti e sostenuta dal governo Pisapia. Sino allo scorso dicembre, quando con l’esondazione del Seveso l’Amministrazione Comunale rende pubblica la volontà di dirottare i fondi al ripristino della città, devastata dalle abbondanti piogge invernali.
La parola fine al progetto Vie d’acqua potrebbe arrivare nelle prossime ore. Dopo un anno e mezzo di mobilitazione, presidi e raccolte firme, appelli, assemblee pubbliche, trattative, manifestazioni e blocchi dei cantieri, il Consiglio Comunale di Milano ha approvato una mozione presentata negli scorsi giorni dai consiglieri di centro sinistra Rosario Pantaleo, Carlo Monguzzi e Ruggero Gabbai su richiesta del comitato cittadino no canal. Il Consiglio di amministrazione di Expo Spa, riunito in stanze private, sta prendendo in esame il piano della Giunta: interrompere il cantiere e destinare i fondi previsti per la realizzazione delle Vie d’acqua alla cura dei fiumi della periferia milanese e alla bonifica delle aree a verde su cui originariamente doveva sorgere il canale, via Quarenghi nel quartiere Bonola e alcune aree del Parco delle Cave. La proposta è quella di utilizzare il canale per mettere in sicurezza il cantiere Expo e fermare il tratto sud dell’opera al fiume Olona di Via Appennini, prima del Parco Pertini e del Parco di Trenno che nel progetto originario sarebbero stati attraversati dal tubo di cemento. Se il Cda di Expo Spa non dovesse accogliere queste prerogative, “risponderemo con nuove mobilitazioni, orgogliosi e fiduciosi di essere riusciti in questi mesi e di riuscire anche nel futuro a fermare un’opera inutile, dannosa, nociva e corrotta”, annunciano i no canal in un comunicato diffuso in rete. “Il Sindaco di Milano ha tutti i poteri necessari per imporsi all’interno del Cda di Expo e far sì che il Commissario Sala annunci alla città di Milano questa importante scelta politica”, si legge.
Al momento i consiglieri comunali Pantaleo, Monguzzi e Gabbai non hanno ricevuto comunicazione alcuna, ma il sentore è più che positivo: “Noi ufficialmente non abbiamo ancora avuto riscontro dai vertici Expo, e lunedì consegneremo una lettera al commissario unico Giuseppe Sala in cui chiederemo risposta – dichiara il consigliere Rosario Pantaleo (PD) – oggi siamo riusciti a fare un sopralluogo a Rho sul sito di Expo e abbiamo avuto conferma che entro marzo sarà pronta l’opera di scarico che esce dal sito espositivo e entra nell’Olona: utenze, acqua di condensa dei macchinari e quella che serve per le esigenze paesaggistiche saranno tutte scaricate nell’Olona. Non c’è stato detto nulla rispetto al dopo, ma il settore è che il canale non si realizzerà. A meno che non si voglia costruire la Via d’acqua nel 2016, ma non avrebbe senso perché è un’opera pensata per i sei mesi di Expo 2015”. Determinante, per influenzare in tono positivo la decisione dei vertici dell’esposizione, sarà la capacità di Pisapia di portare in consiglio di amministrazione Expo le aspettative dei suoi concittadini ed elettori. Nel frattempo i no canal lanciano sui social il tweet storm #cambiodirotta indirizzato a Comune di Milano, sindaco e Expo Spa, affidando al cinguettio virtuale le prerogative della cittadinanza: porre fine al cantiere delle Vie d’Acqua escludendo la devastazione dei parchi di periferia con un tubo di cemento interrato e chiudere il rubinetto che scarica nell’Olona, una volta per tutte, dopo i sei mesi di esposizione.