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Eutanasia, reato di tortura, ius soli: il 2016 dei diritti (ancora una volta) mancati

Gli scorsi dodici mesi possono essere considerati un’occasione mancata per l’estensione dei diritti nel nostro paese: temi rilevanti sono passati per l’agenda politica, talvolta sfiorandola, ma non hanno trovato il loro compimento.
A cura di Claudia Torrisi
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Manifestazione per i diritti civili #svegliatiitalia

Tra i risultati raggiunti dal suo esecutivo, l'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi spesso annovera l'essersi concentrato anche sul tema dei diritti: a esempio di questo impegno viene portata l'approvazione della legge sulle unioni civili, approvata definitivamente lo scorso maggio. In effetti, è indubbio che, per lo meno, certe questioni – tra cui anche eutanasia, testamento biologico o reato di tortura – siano state affrontate da Camere e commissioni. È anche vero, però, che forse proprio per questa ragione gli scorsi dodici mesi possono essere considerati un'occasione mancata per l'estensione dei diritti nel nostro paese: temi rilevanti sono passati per l'agenda politica, talvolta sfiorandola, ma non hanno trovato il loro compimento.

Unioni civili

Lo scorso 11 maggio la Camera dei deputati ha dato l'ok definitivo al ddl Cirinnà sulle unioni civili, un provvedimento grazie al quale anche le coppie omosessuali possono trovare un riconoscimento legale. La legge è stata approvata dopo mesi di polemiche infuocate di chi aveva il timore di un'equiparazione con il matrimonio e grossi compromessi per calmare i mal di pancia dei centristi. Quello più imponente è stato lo stralcio dal testo dell'articolo che prevedeva la stepchild adoption, ossia l'adozione del figlio del convivente, un istituto già previsto per le coppie eterosessuali. L'eliminazione della norma ha fatto sì che quella delle unioni civili fosse una vittoria a metà.

"Meglio un pezzo oggi, che tutto mai", ha detto poco prima dell'approvazione definitiva Renzi. Come abbiamo già scritto, già in partenza il ddl Cirinnà era di per sé parecchio conciliante. Il disegno di legge non ha mai contemplato il matrimonio egualitario. Anzi, l'unione civilie, prevista inizialmente nel testo come "istituto giuridico originario", è stata poi definita "formazione sociale specifica", facendola rientrare nell'articolo 2 della Costituzione. Atteso quindi che le persone omosessuali comunque non si sarebbero potute sposare, la battaglia si è poi spostata sull'eliminazione di ogni possibile riferimento al matrimonio. Una differenziazione che, in realtà, è stata ottenuta sul piano più formale che altro. In questa direzione è andato anche l'ultimo smacco contenuto nel maxi emendamento, cioè l'eliminazione dell'obbligo di fedeltà.

Cittadinanza per i figli degli immigrati

A febbraio 2015 Renzi aveva promesso un accelerata su alcune leggi. Tra queste c'era anche la riforma della cittadinanza per i figli degli immigrati, una ddl di modifica della legge 91 del 1992. A distanza di quasi due anni, la legge che dovrebbe allargare la platea di quanti possono diventare cittadini italiani, dopo l'approvazione ad ottobre 2015 alla Camera, risulta bloccata dal 10 febbraio 2016 in commissione Affari Costituzionali al Senato, impantanata tra ostruzionismi, lungaggini e lo spettro di migliaia di emendamenti farsa in agguato.

La riforma introdurrebbe uno "ius soli temperato": acquista la cittadinanza "chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, di cui almeno uno sia titolare del permesso di soggiorno" – o che ne abbia fatto richiesta prima della nascita del figlio. Per ottenere la cittadinanza c'è bisogno di una dichiarazione di volontà espressa da un genitore (o da chi ne fa le veci) all'ufficiale dello stato civile del comune di residenza del minore, entro il compimento della maggiore età. Se non viene fatta, può rilasciarla anche il ragazzo stesso, entro due anni dal raggiungimento dei diciotto anni.

Tutto, però, al momento risulta bloccato, a maggior ragione dopo il referendum del 4 dicembre. Tra l'altro, la senatrice Anna Finocchiaro, che era capo della commissione Affari Costituzionali e aveva incontrato i rappresentati del comitato Italiani senza cittadinanza, nel frattempo è diventata ministro e, a quanto pare, non sembra rispondere ai tentativi di contatto. Una nuova campagna del comitato, #AnnonuovoLeggenuova, vorrebbe riportare luce sulla situazione che vivono migliaia di figli di immigrati nel nostro paese. La relatrice della legge in Senato, Doris Lo Moro, ha dichiarato di sentirsi fiduciosa; per il momento però, ancora, tutto tace.

Eutanasia e testamento biologico

Sono passati oramai tre anni dal deposito della proposta di legge di iniziativa popolare (con oltre 67 mila firme raccolte) dell'Associazione Luca Coscioni sul fine vita. A marzo è stata avviata in Parlamento l'esame dei disegni di legge, nelle commissioni Affari Sociali e Giustizia della Camera dei deputati. Tuttavia, da allora il percorso è praticamente fermo. Eppure, secondo un sondaggio condotto recentemente dalla SWG, il 77% degli italiani ritiene opportuno che il legislatore intervenga su un argomento come il fine vita. E sono in molti a rivolgersi alle associazioni – tra cui la Coscioni – per accedere all'eutansia all'estero, ad esempio in Svizzera.

Un piccolo passo avanti si è avuto per quanto riguarda il testamento biologico: il 7 dicembre il testo sulla possibilità di esprimersi su come e quando terminare la propria vita è stato approvato dalla Commissione Affari sociali. L'ok al "testo unificato sulle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento" – questo il nome del provvedimento che adesso è pronto per arrivare in Aula – è secondo Marco Cappato, promotore della campagna Eutanasia Legale, "un'ottima notizia. A prescindere dai miglioramenti che ancora si potranno e dovranno apportare al testo licenziato per garantire al massimo il rispetto delle volontà della persona, finalmente abbiamo un termine certo per il dibattito parlamentare, se sarà consentito a questo Parlamento, come mi auguro, di proseguire i propri lavori e di approvare una riforma di civiltà su un tema così importante".

Reato di tortura

Trentadue anni fa, l'Italia ha firmato la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli inumani o degradanti. Nonostante questo, il nostro paese fatica a dotarsi di una norma che sanzioni in maniera precisa e specifica gli atti di tortura. Il 2016 sarebbe potuto essere l'anno giusto: c'era una legge incardinata in Parlamento, se ne è discusso parecchio, sono ricorsi i quindici anni dai fatti del G8 di Genova. Ma, anche stavolta, il provvedimento sul reato di tortura non ha visto la luce.

"Proporrò al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni di prevedere la legge sul reato di tortura nella programmazione dell’esecutivo", ha affermato recentemente il ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Scrive Luigi Manconi che "l’attuale parlamento sembra incline, torpidamente, o ad archiviare per l’ennesima volta questa pratica o ad approvarne una versione ancora più misera". Nonostante gli appelli delle associeazioni e le condanne per l'Italia in sede europea, infatti, l'ultimo disegno di legge che sembrava poter avere qualche possibilità di approvazione è stato prima mutilato e trasformato nei vari passaggi parlamentari – trasformando, ad esempio, il reato da proprio a comune –  si è arenato a luglio, quando il Senato ne ha rinviato l'esame a data da destinarsi.

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