Estorsione al Premier: il Gip si dichiara non competente su Tarantini e passa gli atti a Roma
Nuovo colpo di scena nel caso Tarantini, le indagini portate avanti dalla procura di Napoli sul presunto caso di estorsione ai danni del Premier dovranno passare a Roma. A stabilirlo è stata il gip Amelia Primavera, che con una decisione inaspettata, si è dichiarata non competente per territorialità sull’istanza di scarcerazione del detenuto Gianpaolo Tarantini, assegnando quindi la competenza all’autorità giudiziaria romana.
Dopo la chiusura dell’inchiesta principale sulle escort nelle residenze del Premier, si susseguono senza interruzioni nuovi sviluppi nella vicenda Tarantini. Dopo l’avvio del filone napoletano, la nuova indagine sugli appalti a Bari e l’inchiesta di Lecce sui ritardi della stessa procura barese, ora questa nuova svolta che chiamerà in causa una nuova Procura. L’inchiesta partenopea indagava sui presunti ricatti a Silvio Berlusconi da parte dell’imprenditore Gianpaolo Tarantini, della moglie, Angela Devenuto, entrambi già arrestati, e del direttore dell’Avanti Valter Lavitola, ancora latitante.
Il Presidente del Consiglio era considerato parte lesa e in qualità di persona informata dei fatti avrebbe dovuto presentarsi in procura per l’interrogatorio. Da qui è nato lo scontro tra Berlusconi, che non aveva nessuna intenzione di presentarsi davanti ai Pm, e il procuratore capo di Napoli, Lepore, che aveva addirittura minacciato l’accompagnamento coatto, dandogli un ultimatum che è scaduto domenica.
Per il momento Berlusconi non dovrà più preoccuparsi, visto che i nuovi giudici chiederanno del tempo per leggere tutta la documentazione che sarà trasmessa. A pesare sulla decisione del Gip proprio quella memoria che Berlusconi aveva inviato ai giudici, invece di presentarsi in Procura, ritenendola più che sufficiente. Secondo la Primavera la persona offesa, cioè Berlusconi, avrebbe chiaramente confermato il passaggio di denaro, affermando però che la consegna sarebbe avvenuta sempre a Roma, tesi avvalorata anche dalla testimonianza della sua segretaria.
Non del tutto positivo l’esito per Tarantini che seppur non sperava nella scarcerazione, credeva almeno negli arresti domiciliari come chiesto dai suoi legali e sui quali la Procura non aveva posto vincoli. Ora con la non decisione del Gip dovrà aspettare ancora nel carcere di Poggioreale dove è rinchiuso da diciannove giorni.
Soddisfazione tra gli avvocati di Berlusconi, che vedono confermata parte della loro tesi difensiva. Intanto dall’interrogatorio dello stesso avvocato Niccolò Ghedini emerge un nuovo retroscena, Lavitola nel 2008 lo avrebbe minacciato fisicamente perché si era opposto alla sua candidatura alle elezioni. Ora la palla passa alla Procura romana che dovrà prima di tutto decidere sull’istanza degli avvocati di Tarantini e poi stabilire se ascoltare o meno Berlusconi, come volevano fare i Pm di Napoli.