Estorsione ai danni della società che produce “Gomorra”, tre arresti
Tre esponenti del clan Gallo-Pisielli sono stati arrestati questa mattina dai carabinieri di Torre Annunziata (Napoli). Gli accusati devono rispondere di estorsione aggravata dal metodo mafioso. I rappresentanti della casa cinematografica Cattleya sarebbero stati costretti a versare una somma ulteriore rispetto a quella pattuita da contratto per girare alcune scene di “Gomorra la serie” a Torre Annunziata (Napoli), in un'abitazione di proprietà di uno dei parenti del capo clan Francesco Gallo al Parco Penniniello. I provvedimenti sono scaturiti da una indagine dei carabinieri oplontini. L'immobile doveva essere la location per girare le scene sulla famiglia Savastano nella sua abitazione e il contratto di affitto era per 30mila euro complessivi in cinque rate da 6mila euro. La prima rata era stata versata nel mese di marzo 2013, ma il successivo 4 aprile, Francesco Gallo fu arrestato con l'accusa di partecipazione ad associazione camorristica. Contestualmente – ha fatto sapere la Dda di Napoli – gli venne notificato il decreto di sequestro preventivo dell'abitazione di Torre Annunziata, dove stavano per iniziare le riprese televisive.
Cattleya costretta a pagare mazzette al boss della camorra
Nel corso delle indagini è emerso che alcuni stretti congiunti di Gallo hanno continuato a mantenere rapporti con alcune persone addette alla produzione e alle riprese della serie televisiva, ottenendo il pagamento di un'ulteriore rata, nonostante l'intero canone dovesse essere corrisposto unicamente all'amministratore giudiziario nominato dal Giudice che aveva disposto il sequestro. Gli addetti alla produzione avrebbero poi evitato di versare le somme restanti ai Gallo solo a seguito di trattative intraprese direttamente con costoro, senza che venisse informata l'Autorità giudiziaria. Lo scorso 12 giugno anche il settimanale Panorama aveva annunciato l'esistenza di un'indagine sulla serie Gomorra con le ipotesi di estorsione e favoreggiamento. Nel mirino, appunto, presunte mazzette che alcuni rappresentanti della casa di produzione Cattleya avrebbero pagato ai famigliari del boss Francesco Gallo. Sulla vicenda era intervenuta la stessa Cattleya che aveva parlato di notizia già vecchia e già dimostratasi priva di fondamento.