Zimbabwe, Mugabe espulso dal partito di governo ma non si dimette
Dopo 37 anni al governo del Paese africano, il Presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, non ha nessuna intenzione di dimettersi. Dopo il golpe dei militari, che nei giorni scorsi hanno preso il potere senza spargimento di sangue, e l'ultimatum dello stesso comitato centrale del suo partito, tutti pensavano che avrebbe capitolato, ma l'ormai 93enne Capo di Stato ha deciso di rimanere aggrappato alla sua poltrona che da decenni gestisce con pugno di ferro. Fonti avevano annunciato che ai colloqui con i militari il presidente aveva accettato di lasciare pensando anche ad un esilio, ma il vecchio leader di fronte alle telecamere della tv di Stato dello Zimbabwe, Zbc, in un discorso pubblico alla nazione, ha spiazzato tutti.
Ora per lui potrebbe esserci la destituzione come annunciato dal comitato direttivo del suo partito. Dopo ore di stallo a seguito del putsch, infatti, Mugabe è stato anche espulso dal suo partito Zanu-Pf (Unione nazionale africana dello Zimbabwe – Fronte patriottico) ed è stato sostituito dal vicepresidente Emmerson Mnangagwa. Il partito aveva spiegato che se non si sarebbe dimesso entro lunedì sarebbe stato destituito. Il tutto era iniziato proprio quando il 93enne aveva silurato due settimane fa il suo secondo Mnangagwa, al potere per 50 anni con lui. Dietro al gesto, secondo gli analisti, c'era la moglie Grace, che puntava a succedere al marito nelle elezioni del 2018 e vedeva nel numero due un temibile rivale.
Militari e partito però hanno chiaramente espresso il loro dissenso di fronte all'ipotesi che il nuovo capo di stato dopo Mugabe potesse essere la moglie Grace e sono passati all'azione. Al vertice di Zanu-Pf è stato nominato proprio leader l'ex vice presidente che è stato poi designato anche come prossimo candidato alle elezioni presidenziali