Zii e cugini chiedono libertà per fratelli Menendez 35 anni dopo il delitto: “Vittime di abusi dal padre”
Si allarga sempre di più il fronte degli innocentisti per il caso dei fratelli Menendez in vista della decisione del procuratore distrettuale di Los Angeles su una eventuale nuova sentenza per il duplice omicidio dei genitori, avvenuto 35 anni fa. A fianco dei fratelli Eric e Lyle Menendez, condannati all'ergastolo ostativo per aver ucciso a fucilate i genitori nella loro casa di Beverly Hills nel 1989, si sono schierati ora apertamente anche i familiari con un appello pubblico che rimarca i presunti abusi subiti dai due per mano del padre Jose.
Famigliari: "Se fossero le sorelle Menendez, non starebbero in carcere"
Decine tra familiari e amici dei due hanno annunciato la costituzione di un gruppo che porterà avanti attività per esortate le autorità a riesaminare il caso e ad annullare le loro condanne e a tenere un nuovo processo, oppure a rivalutare le pene inflitte alla luce delle prove sugli abusi subiti. I due fratelli, condannati in via definitiva il 20 marzo del 1996, hanno sempre sostenuto di aver agito per legittima difesa perché credevano che il padre volesse ucciderli per evitare che loro parlassero degli abusi fisici e sessuali di cui sarebbero stati vittime.
"Se il caso di Lyle ed Erik fosse stato discusso oggi, con la comprensione che abbiamo ora degli abusi e del disturbo da stress post-traumatico, non ho dubbi che la loro condanna sarebbe stata molto diversa" ha dichiarato ieri la nipote di José Menendez e cugina dei due fratelli in carcere. "Se fossero le sorelle Menendez, non sarebbero in carcere" ha aggiunto riferendosi ai presunti abusi.
"Imploro l'ufficio del procuratore distrettuale di porre fine alle nostre prolungate sofferenze e di restituire Lyle ed Erik alla nostra famiglia. Trentacinque anni sono un periodo molto lungo. La mia preghiera è di vivere abbastanza a lungo per rivedere i miei nipoti e abbracciarli ancora una volta" è la dichiarazione fatta invece dalla sorella della vittima e zia dei due fratelli.
Con i due fratelli anche i famigliari materni. "Non avevo idea dell'entità degli abusi che avevano subito per mano di mio cognato. Nessuno di noi lo sapeva. Sappiamo che gli abusi hanno effetti a lungo termine e le vittime di traumi a volte agiscono in modi che sono molto difficili da comprendere. Il mondo intero non era pronto a sentire che i ragazzi potevano essere stati violentati" ha dichiarato ad esempio Joan VanderMolen, sorella della madre dei Menendez, Mary Louise "Kitty".
Parenti: "Sono cambiati dopo gli abusi"
"Hanno cercato di proteggersi nel solo modo che conoscevano. Invece di essere visti come vittime, sono stati condannati", ha aggiunto la nipote di Kitty Menendez, spiegando che i suoi cugini "non rappresentano più una minaccia per la società". “Le azioni dei fratelli erano la risposta disperata di due ragazzi che cercavano di sopravvivere all'indicibile crudeltà del padre. Erano solo bambini. Bambini che avrebbero potuto essere protetti e invece sono stati brutalizzati nei modi più orribili", ha detto la zia.
In una intervista ad Abc, zii e cugini hanno affermato di ricordare di aver notato un cambiamento nel comportamento dei ragazzi nel corso degli anni. "Quando erano più piccoli si poteva vedere che erano due bambini vivaci, ragazzini che diventavano sempre più tristi nel corso degli anni", hanno ricostruito i parenti.
Non tutti i parenti però sono della stessa opinione e alcuni non vogliono che vengano rilasciati. Un avvocato del fratello di Jose ha detto che i fratelli Menendez meritano di restare in prigione e ha accusato il procuratore distrettuale di non averlo informato sui nuovi sviluppi.
La decisione sul nuovo processo entro ottobre
Il procuratore distrettuale di Los Angeles, George Gascon, infatti ha detto che entro 10 giorni deciderà se chiedere una nuova sentenza per Eric e Lyle Menendez. "Dipenderà dalla corte decidere in che direzione andare, ma questo potrebbe essere possibile", ha detto Gascon dopo la conferenza stampa dei familiari dei due detenuti. "Sebbene non possiamo formalmente commentare alcuna decisione in questo momento, sappiate che il nostro ufficio è impegnato in un processo equo e approfondito e sta esplorando ogni via disponibile per garantire che venga fatta giustizia" ha assicurato.