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Guerra in Ucraina

Zelensky chiede di far entrare l’Ucraina nell’Unione europea: cosa cambierebbe se dovesse succedere

Il presidente ucraino Zelensky insiste per far entrare rapidamente il Paese nell’Unione europea, ma cosa succederebbe? Il Trattato dell’Ue prevede la clausola di difesa reciproca.
A cura di Tommaso Coluzzi
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L'Ucraina non vuole entrare solo nella Nato, ma anche nell'Unione europea. Nei giorni di guerra durissima, scatenata dalla Russia di Putin, il presidente ucraino Zelensky sta continuando a chiamare uno a uno i leader occidentali, chiedendo aiuti militari e – fondamentalmente – cercando un sostegno in un conflitto che sa di non poter risolvere da solo. Zelensky è rimasto a Kiev e lo ha confermato con un video questa mattina, dopo la notte in cui la capitale è stata assediata. Erano circolate notizie riguardo a una sua possibile fuga, subito smentite dal presidente stesso. Questa mattina, dalla capitale, Zelensky ha continuato i suoi colloqui telefonici – ricordiamo il malinteso di ieri con Mario Draghi – e ha sentito il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.

"È il momento cruciale per chiudere una volta per tutte questa lunga discussione e decidere in merito all'adesione dell'Ucraina all'Unione europea – ha rilanciato Zelensky su Twitter al termine del colloquio telefonico con Michel – Ho appena parlato con il presidente del Consiglio europeo di un'ulteriore assistenza effettiva e dell'eroica lotta degli ucraini per il loro futuro libero". Insomma, sono giorni che il presidente ucraino rilancia questa possibilità. E non è difficile capire quanto sarebbe importante per lui e per il Paese oggi. L'ingresso dell'Ucraina in tempi brevi, però, è praticamente impossibile. Senza considerare il fatto che ci sarebbero delle conseguenze militari.

Il Trattato dell'Unione europea, infatti, prevede la clausola di difesa reciproca. Ma cosa stabilisce il Trattato? All'articolo 42 – modificato nel 2009 – viene specificato che tutti i Paesi dell'Unione sono obbligati ad assistere uno Stato membro che è "vittima di un'aggressione armata sul suo territorio". Tuttavia non è stata prevista alcuna procedura formale, così come non c'è un riferimento esplicito a un'assistenza di tipo militare. Ad esempio la richiesta di aiuto militare è stata avviata dalla Francia dopo gli attentati di Parigi nel 2015, con alcuni Paesi che si sono uniti alle operazioni contro i terroristi dell'Isis in Siria e Iraq.

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