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Youssef, l’autista che ha salvato 30 giovani al rave colpito da Hamas: “Ho visto la morte in faccia”

Youssef Alziadna è un autista beduino che lo scorso 7 ottobre ha salvato 30 giovani che si trovavano al rave party nel deserto del Sud di Israele colpito da Hamas. Ieri è stato omaggiato dal presidente Herzog: “Ma non chiamatemi eroe”.
A cura di Ida Artiaco
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Il presidente israeliano Isaac Herzog (sinistra) e Youssef Alziadna (destra)
Il presidente israeliano Isaac Herzog (sinistra) e Youssef Alziadna (destra)

"C'è solo morte nel mio cuore, vedo un psicologo per affrontare il dramma. Non sono un eroe". A parlare è Youssef Alziadna, autista beduino che lo scorso 7 ottobre è riuscito a salvare 30 giovani che si trovavano al rave party nel cuore del deserto, nel kibbutz di Re'em, a pochi passi dalla Striscia di Gaza, diventato improvvisamente bersaglio dell'attacco di Hamas e dove sono morte circa 260 persone.

Ieri ha incontrato il presidente israeliano Isaac Herzog, che in un tweet ha condiviso l'abbraccio con Alziadna e si è detto "molto commosso" per l'incontro con "un eroe israeliano". Ha elogiato il suo coraggio per aver guidato un bus nonostante si trovasse in pericolo per salvare le persone che tentavano di fuggire.

Ma per Youssef però quello non è stato affatto un gesto eroico: "Sono un cittadino israeliano e ho fatto solo quello che dovevo fare. E se fossimo stati di più, se ci fossero stati altri con me, avremmo potuto salvare un numero maggiore di persone, indipendentemente dall'entità del pericolo", ha detto.

"Non riesco nemmeno a raccontare quello che ho visto, la crudeltà di Hamas'‘, ha aggiunto l'autista, che il 6 ottobre con il suo minibus aveva portato al rave nove giovani uomini e donne israeliani. Avrebbe dovuto riportarli a casa il giorno dopo, l'apputamento era a mezzogiorno del 7 ottobre, ma alle 6 del mattino è stato svegliato da una telefonata in cui gli si chiedeva di correre perché c'era stato un allarme. "Non ci ho pensato un momento, sono sceso dal letto e mi sono precipitato al luogo della festa" dove, una volta arrivato, "ho sentito spari ovunque" e visto "migliaia di persone che correvano cercando di evitare gli spari, ma gli sparavano addosso dappertutto".

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Così ha caricato sul suo bus 30 persone e le ha portate in salvo. "Piango tutti i giorni, non riesco più a dormire", ha spiegato ad Adnkronos dopo l'incontro col presidente israeliano. "Non ci possono essere momenti di gioia, la gioia non ha alcun significato in questo momento, né in questo incontro. La sofferenza e il dolore sono più grandi di tutto ciò che sta accadendo. Abbiamo visto la morte in faccia", ha concluso.

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