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Yemen, scontri a Sana’a e a Taiz. E la Germania decide di chiudere l’ambasciata

In Yemen vanno avanti gli scontri tra le forze del presidente Saleh e quelle del capo tribale al Ahmar. Intanto la Germania ha deciso di chiudere l’ambasciata nella capitale yemenita.
A cura di Alfonso Biondi
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Soldati yemeniti

L'aria che si respira in Yemen si fa sempre più pesante. Gli scontri tra le truppe del Presidente Ali Abdallah Saleh e quelle del potente capo tribale Sheikh Sadek al Ahmar vanno  ormai avanti da 5 giorni consecutivi. Oggi il teatro della battaglia è stato al Hassaba, un quartiere settentrionale della capitale Sana'a nel quale i due schieramenti si sono fronteggiati a suon di razzi e artiglieria. Gli scontri hanno riguardato anche Taiz, città a sud ovest della capitale, dove gli uomini di al Ahmar difendono i dimostranti riuniti in Piazza della libertà dopo che ieri le truppe del regime avevano aperto il fuoco sulla folla che protestava, uccidendo 2 persone e ferendone 20. Alcune tribù si starebbero mobilitando per portare nuove truppe a Taiz al fine di sostenere i dimostranti anti-governativi.

Le scene sono quelle di una vera e propria guerra civile. Ieri alcuni proiettili di mortaio esplosi contro la residenza presidenziale a Sana’a avevano fatto addirittura pensare alla morte di Saleh. Almeno questo era quanto sostenuto dall'opposizione yemenita, nonostante molte emittenti televisive si fossero affrettate a smentire il tutto e a parlare solamente di ferite lievi. Il portavoce del partito al governo Yasser al-Yamanili aveva poi dato conferma ufficiale a quanto riportato dalle televisioni e che cioè l'attentato aveva causato solo il ferimento del presidente, non la sua morte.

I violenti scontri che riguardano anche la capitale hanno indotto la Germania a chiudere l'ambasciata a Sana'a. I dipendenti lasceranno quindi lo Yemen al più presto. "Anche se i combattimenti nella capitale non coinvolgono direttamente gli stranieri, la pericolosità della situazione ha portato il ministero ad adottare questa decisione" – si legge in una nota del ministero degli esteri tedesco. I tedeschi si accodano quindi all'Italia che 3 giorni fa aveva deciso il rimpatrio di tutti i dipendenti a causa di "minacce di attentati contro ambasciate europee situate nell’area della nostra ambasciata".

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