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Yemen, continuano gli scontri: nella notte 37 morti a Sana’a

In Yemen continuano gli scontri tra i combattenti del presidente Ali Abdullah Saleh e i sostenitori del capo tribù Hamid al-Ahmar. A Sana’a nella notte sono morte circa 40 persone.
A cura di Alfonso Biondi
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Repressione in Yemen

Altro bagno di sangue in Yemen. Nella notte la capitale Sana'a è stata messa a ferro e fuoco dallo scontro tra le forze governative del presidente Ali Abdullah Saleh e i sostenitori del capo tribù Hamid al-Ahmar. Secondo fonti dell'ospedale di Jumhuriya i morti sarebbero 37; 41 per l'emittente satellitare Al Arabiya. Teatro dello scontro, che si è protratto fino all'alba di questa mattina, è stato il quartiere al-Hesbah: secondo alcuni testimoni, i combattenti di entrambe le compagini avrebbero usato le abitazioni private come basi dalle quali aprire il fuoco contro gli avversari.

Il durissimo scontro conferma la farsa della tregua annunciata lo scorso venerdì, una tregua che né gli uomini di Ali Abdullah Saleh né quelli del capo tribù Hamid al-Ahmar hanno mai rispettato.  Nel Paese si respira aria di guerra civile. Il Ministero della difesa ha  reso noto che la sede del Congresso e del centro idrico nazionale sono cadute in mano agli uomini di al-Ahmar, confermando le premesse di un lungo protrarsi degli scontri.

Solamente 2 giorni fa un sit in di protesta da parte di alcuni manifestanti era stato represso nel sangue dalla truppe presidenziali. Teatro della repressione Freedom Square di Taiz, città nel sud est del Paese, nella quale molte persone sono accampate da tempo in segno di protesta contro il regime di Saleh. In quell'occasione gli uomini di Saleh avevano aperto il fuoco sui dimostranti, per poi dare alle fiamme le tende dove alcuni di loro erano accampati. Il bilancio, drammatico, parlava di 37 morti e decine di feriti. Centinaia inoltre gli arresti.

La tensione nel Paese è alle stelle e il pericolo, anche per gli stranieri, è sempre dietro l'angolo. E' per questo che la Farnesina ha deciso la chiusura momentanea dell'ambasciata italiana a Sana'a e ha disposto il rimpatrio di tutti i dipendenti. Massari, portavoce di Frattini, ha infatti sottolineato che "sono arrivate minacce di attentati contro ambasciate europee situate nell'area della nostra ambasciata".

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