Dopo l'interessante chat – intervista concessa a migliaia di utenti sul sito del Guardian, torna a parlare Julian Assange, il co – fondatore di Wikileaks, l'organizzazione che si è occupata di diffondere i cablogrammi diplomatici che stanno mettendo in crisi la diplomazia internazionale. Questa volta, rivolgendosi ad i lettori di El Pais (altro media che sta divulgando i documenti assieme a New York Times, Le Monde, Guardian e Der Spiegel), l'australiano, ricercato dall'Interpol con l'accusa di stupro, punta l'indice addirittura contro il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama e, relativamente alla scoperta dell'ordine dato dal Segretario di Stato Hillary Clinton di spiare i vertici delle Nazioni Unite, afferma: "Barack Obama deve dirci se sapeva di questo ordine illegale, per spiare l'Onu. Se rifiuta di rispondere o ci sono prove del suo coinvolgimento, si deve dimettere (anzi, a dimettersi dovrebbe essere l'intera catena di comando che era al corrente dell'ordine di spiare l'Onu e l'ha approvato)".
Intanto continua l'analisi dei cabli divulgati da Wikileaks e questa volta a far discutere è la lista "di tutte le strutture all'estero considerate sensibili per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti d'America". Si tratta di un lungo elenco che porta la firma proprio di Hillary Clinton che recepisce le indicazioni delle Ambasciate in merito alle "infrastrutture critiche e le risorse di importanza cruciali all'estero": in esso figurano industrie, centrali energetiche, infrastrutture e società farmaceutiche. Nella lista anche due impianti italiani che "se persi potrebbero danneggiare in modo cruciale la salute pubblica, la sicurezza economica e la sicurezza nazionale e del territorio degli Stati Uniti", la sede parmense della Glaxo Smith Kline, la nota multinazionale farmaceutica e il gasdotto Trans-Med che trasporta gas dall'Algeria.
Intanto, dai file divulgati spuntano fuori altri giudizi attribuiti al Presidente del Consiglio Berlusconi, secondo il quale l'attuale premier russo Medvedev non sarebbe nient'altro che un apprendista, mentre lo scettro del comando è ancora in mano all'amico Putin: frasi duramente smentite dal Cavaliere in una nota (anche se in realtà si tratterebbe di una smentita per conto terzi, dal momento che si tratta sempre di dichiarazioni riportate dall'Ambasciatore statunitense a Roma David H. Thorne, ndr).