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Wikileaks: condannata la “talpa” Manning, ma niente ergastolo

Bradley Manning non è stato riconosciuto colpevole di “aiding the enemy” (l’accusa più grave), ma è stato condannato per 19 capi d’imputazione minori di cui 5 per spionaggio. Rischia lo stesso 100 anni di carcere.
A cura di Susanna Picone
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Bradley Manning è colpevole della maggiore fuga di notizie segrete governative della storia Usa ma non ha aiutato il nemico e per questo evita l’ergastolo: si è pronunciata, con questa sentenza, la Corte marziale di Fort Meade nei confronti dell’ex ufficiale dell’intelligence reo confesso di aver consegnato nel 2010 a “Wikileaks” migliaia di telegrammi di Pentagono e Dipartimento di Stato.  Con questa sentenza la Corte marziale americana ha dunque scagionato Manning dall’accusa più grave, appunto quella di connivenza con il nemico. Il 25enne è stato però giudicato colpevole per 19 capi di imputazione minori tra cui 5 per violazione della legge sullo spionaggio.

Non ha aiutato il nemico, ma è colpevole di spionaggio – Se fosse stato riconosciuto colpevole anche di “aiding the enemy”, Manning avrebbe rischiato l’ergastolo. Di fatto, in questo caso, le varie condanne potrebbero portarlo a trascorrere 100 anni in carcere. Per conoscere le pene detentive bisogna aspettare ancora qualche ora. Bradley Manning fu arrestato nel maggio del 2010 perché sospettato di essere la fonte della colossale fuga di notizie e le indagini seguenti hanno portato a formulare nei suoi confronti accuse che lui ha in gran parte ammesso.

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