La notizia ha sollevato un vero e proprio polverone ed ovviamente è stata ribattuta dai media di tutto il mondo: l'Interpol ha emesso un red notice, ovvero un mandato di cattura internazionale, nei confronti di Julian Assange, co – fondatore di Wikileaks, l'organizzazione che ha svelato i cablogrammi riservati che stanno sconvolgendo il mondo della diplomazia internazionale. Si tratta di un mandato, che ovviamente ha valore nei 188 Paesi che aderiscono al l'Interpol, sollecitato dalla Svezia "sulla base di ragionevoli sospetti di stupro, aggressione sessuale e coercizione".
Va subito precisato che si tratta di una richiesta degli organi di polizia svedese fatta il 18 novembre ed in relazione ad un episodio avvenuto nel mese di agosto, quando due donne avevano denunciato che incontri sessuali, iniziati in modo consensuale, si erano poi trasformati in veri e propri atti di violenza da parte del quarantenne australiano. Immediata la replica dei suoi avvocati che hanno presentato un ricorso alla Corte Suprema di Stoccolma contro il mandato d'arresto, smentendo ogni accusa relativamente al fatto in questione. Assange inoltre ha più volte sottolineato come si tratti di accuse volte a screditarlo ed indebolirlo, proprio in relazione all'attività della sua organizzazione.
Una "macchina del fango", citando Roberto Saviano, intesa a ridimensionare la figura controversa del guru della libera informazione, che a tal proposito, solo poche ore fa ha rilanciato le sue accuse nei confronti di Hillary Clinton, invitandola a dimettersi dopo il suo coinvolgimento in "oscure manovre di palazzo, con funzionari delle Nazioni Unite sorvegliati e avversari politici tenuti sotto controllo". Insomma, un altro tassello nel mosaico del ritratto di un uomo che, malgrado da più parti si tenda a sminuire la portata delle rivelazioni dei dossier divulgati, ha rivoluzionato il mondo della libera informazione, "scoperchiando il tetto della stanza dei bottoni" e mettendo in crisi l'intero mondo diplomatico.