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Guerra in Ucraina

“Vuoi morire subito o lentamente?”: le atrocità russe raccontate dai superstiti di Bucha

Le testimonianze dei sopravvissuti al massacro di Bucha, la città a Nord di Kiev dove oltre 300 persone sarebbero morte durante l’occupazione russa: “Un soldato mi ha detto: se vuoi morire in fretta tirerò fuori questo spillo dalla bomba a mano e lo getterò in cantina e in 15 secondi non esisterai più. Morire lentamente significa che posso sparare un colpo al ginocchio”.
A cura di Ida Artiaco
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Da quando Vladimir Putin ha invaso l'Ucraina il 24 febbraio scorso sono state raccolte diverse prove che dimostrerebbero che sono stati commessi crimini di guerra. Le truppe russe hanno demolito la città portuale di Mariupol e hanno aperto il fuoco indiscriminatamente contro i quartieri residenziali di Kharkiv. Hanno rapito e violentato donne, saccheggiato negozi e case e hanno ammazzato civili. Proprio come a Bucha, dove oggi è stato reso noto che il bilancio dei morti ha superato quota 300, tra cui anche 10 bambini.

I giornalisti del quotidiano tedesco Spiegel sono andati proprio a Bucha, dove hanno ascoltato dai testimoni le atrocità commesse nella cittadina a Nord di Kiev dai soldati russi. Tra le prime ad essere intervistate per l'articolo pubblicato in versione inglese c'è Irina Gavrilyuk, 42 ​​anni, che è riuscita a tornare a casa in via Ivan Franko dopo che le truppe di Putin hanno lasciato la zona lo scorso 1 aprile. Era fuggita verso Ovest attraverso il fiume Irpin il 5 marzo. Ma nel cortile, quando è rientrata, ha trovato i cadaveri di tre uomini uccisi a colpi di arma da fuoco: si tratta del marito della donna, Sergei, del fratello, Roman, e di un terzo di cui non conosce l'identità. Anche i suoi cani sono stati ammazzati, a riprova, ha affermato, dei crimini che sono stati messi in atto dai russi. Irina non sa perché suo marito e suo fratello siano stati uccisi. I vicini le hanno detto che il terzo uomo presente nel cortile era stato colpito dai russi perché si era avventurato in strada mentre cercava una migliore ricezione per il cellulare. Gli occupanti erano diffidenti nei confronti di chi parlava al telefono, "era un'arma potenzialmente letale per loro", racconta un altro sopravvissuto, perché temevano che in questo modo si potessero passare le coordinate per un attacco di artiglieria. Qualsiasi uomo di età inferiore ai 60 anni rischiava di essere fucilato.

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Proprio all'inizio di via Franko, raccontano i giornalisti del quotidiano tedesco, c'è ancora un mucchio di sei corpi carbonizzati. Ma quella di Irina non è l'unica testimonianza del genere. Quasi tutti gli abitanti di Bucha possono ricordare minacce e soprusi subiti da parte dei russi. Da far venire i brividi è il racconto di Tatyana, una commessa che si era rifugiata in uno scantinato insieme ad altre persone. "Vuoi morire subito o lentamente?", le ha chiesto un soldato, il cui blindato era stato colpito dalle forze ucraine. Sospettavano che un residente avesse fatto scoprire la loro posizione. "Mi ha detto: se vuoi morire in fretta allora tirerò fuori questo spillo dalla bomba a mano e lo getterò in cantina e in 15 secondi non esisterai più. Morire lentamente significa che ti colpisco con un colpo al ginocchio. Ma io gli ho risposto che volevo vivere, che non ne sapevo nulla", ha detto Tatyana.

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