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“Vivo negli Usa da 11 anni, non so se riuscirò a tornare a casa. E’ un vero incubo”

Il Muslim ban emanato dal presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump colpisce duramente migliaia di cittadini regolarmente residenti da tempo in Usa e in possesso di regolare visto o Green Card. Impossibile anche solo fare scalo su suolo americano per chi è originario di uno dei sette paese banditi dal provvedimento.
A cura di Charlotte Matteini
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2017-01-29_1153

In seguito all'approvazione del cosiddetto "Muslim ban", il provvedimento firmato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump che impedirà per 90 giorni a tutti i cittadini provenienti da Siria, Libia, Iran, Iraq, Somalia, Sudan, Yemen, anche in possesso di regolare visto o Green card, di raggiungere gli Usa, le proteste divampano in ogni angolo d'America e del Mondo. Sui social media numerose sono le testimonianze pubblicate da cittadini che al momento risultano bloccati lontano dalla loro casa e che temono di non poter far rientro per lungo tempo negli Stati Uniti. Il provvedimento, infatti, da quanto si apprende, non si limita a non rilasciare il visto turistico e lavorativo alle persone in possesso di passaporti emessi dalle 7 nazioni finite nel mirino di Trump, ma crea numerose difficoltà a persone che negli Stati Uniti lavorano e risiedono da tempo e che al momento sono bloccati in aeroporto a migliaia e migliaia di chilometri dalla propria casa e dai propri affetti magari perché temporaneamente in viaggio di lavoro o piacere. Non solo cittadini comuni e sconosciuti alle autorità, per così dire, numerose infatti sono anche le storie di "banditi" eccellenti, storie che rendono il provvedimento emanato da Donald Trump ancora più grottesco e senza senso.

Il regista candidato agli Oscar bloccato dal Muslim ban

A causa del Muslim ban, per esempio, il regista iraniano Asghar Farhadi, candidato all'Oscar 2017 per "Il cliente", non potrà essere presente alla cerimonia di premiazione che si terrà il prossimo 26 febbraio in quanto cittadino iraniano. La notizia ha scatenato un profluvio di proteste e ha portato numerosi artisti a minacciare di boicottare la cerimonia degli Oscar in segno di solidarietà. L'attrice iraniana Tanareh Alidoosti, protagonista del film diretto da Farhadi, ha infatti annunciato su Twitter che non prenderà parte alla premiazione in segno di protesta contro il provvedimento razzista emanato da Donald Trump.

Il campione olimpico Mo Farah bloccato in Etiopia

Con un breve messaggio postato su Facebook, il quattro volte campione olimpico Mo Farah, atleta britannico di origini somale residente da sei anni in Oregon con la famiglia e attualmente impegnato in una serie di allenamenti in Etiopia, ha spiegato che probabilmente non riuscirà a riabbracciare moglie e quattro figli prima della scadenza del Muslim ban, tra 90 giorni. "Il primo gennaio la Regina mi ha insignito del titolo di Cavaliere del Regno, il 27 gennaio Donald Trump sembra che mi ha trasformato in uno straniero. Sono un cittadino britannico che ha vissuto in America negli ultimi sei anni, lavorando duramente, contribuendo alla società, pagando le tasse e crescendo i miei figli in quella che loro ora chiamano casa. Adesso a me e a molti altri come me, ci è stato detto che non siamo più i benvenuti", ha scritto il campione olimpico. "E' terribilmente difficile riuscire a dire ai miei figli che il loro padre potrebbe non tornare a casa. E spiegare loro che il Presidente ha firmato una risoluzione fatta di ignoranza e pregiudizi. Quando a otto anni sono arrivato in Gran Bretagna, sono stato il benvenuto. Mi hanno dato l'opportunità di avere successo e di realizzare i miei sogni. Sono stato orgoglioso di rappresentare il mio Paese, di vincere la medaglia per il popolo britannico e di ricevere il titolo onorifico. La mia storia è un esempio di ciò che può accadere se si perseguono i valori di compassione e comprensione e non di odio e isolamento".

Niente scalo al Jfk per la veterinaria italiana residente in Scozia

Problemi per migliaia e migliaia di persone, fra cui l'italiana Hamaseh Tayari, veterinaria di origine iraniana, cresciuta a Firenze e attualmente residente in Scozia per lavoro. In viaggio di piacere con il fidanzato Alessandro Citi in Costa Rica, la ragazza ha cercato di prendere il volo regolarmente acquistato tempo per far ritorno a casa, con scalo a New York, ma a differenza delle altre volte, a causa del Muslim ban è stata bloccata. Giunta all'aeroporto di San José, infatti, la compagnia l'ha informata del fatto che in quanto cittadina iraniana non poteva accedere al suolo americano, nemmeno per fare scalo. La coppia ha quindi dovuto cambiare i propri piani e acquistare un nuovo volo San José – Madrid – Glasgow per 2.600 dollari. "Tutti i soldi che avevamo. Non so come pagheremo l'affitto e le bollette nei prossimi mesi. Ma almeno saremo a casa", ha commentato la ragazza

Gli avvocati americani in soccorso dei numerosi cittadini bloccati negli aeroporti

Nel corso della giornata, numerosi avvocati americani si sono precipitati in vari aeroporti sparsi negli Stati Uniti per prestare soccorso legale gratuito ai cittadini bloccati nel limbo dall'immigrazione. Numerosi sono infatti i detentori di regolari visti turistici e lavorativi nonché green card, una sorta di permesso permanente concesso ai cittadini stranieri residenti negli Usa da tempo, al momento bloccati alla frontiera, impossibilitati a tornare a casa propria a causa del Muslim ban emanato da Trump.

Il manager yemenita non sa se riuscirà a tornare a casa: "Un vero incubo"

Secondo quanto testimoniato su Facebook dal manager di origine yemenita e religione ebraica Manny Dahari, il cosiddetto "Muslim ban" non colpirebbe solamente i cittadini musulmani provenienti dai sette stati identificati da Trump, ma i cittadini di qualsiasi confessione religiosa. "Tra poche ore, in qualità di cittadino yemenita, di religione ebraica, rifugiato e in possesso di green card, proverò a imbarcarmi sull'aereo che da Israele mi porterà al Jfk. L'ordine esecutivo emanato da Trump che impedirà per 90 giorni l'accesso al territorio Usa per i cittadini di Iraq, Siria, Yemen, Libia, Somalia, Iran e Iraq sta provocando problemi e arrivano testimonianze di persone detenute in aeroporto o rispedite al proprio Paese d'origine", scrive Manny.

"E' quindi possibile che non sarò in grado di tornare a casa mia. Questo è un vero e proprio incubo. Non pensavo che la decisione di Trump potesse riflettersi sulla mia vita in alcuna maniera. Vivo negli Stati Uniti da 11 anni. Ho aspettato molti anni e speso molti soldi per ottenere la mia green card e, tra qualche mese, credo, la cittadinanza. Ho fatto tutto legalmente. Molti amici mi hanno contattato raccontandomi cosa stesse succedendo. Onestamente, non so cosa mi aspetta e sono un po' nervoso. Sono scappato dal mio Paese quand'ero solo un bambino perché perseguitato a causa della mia religione. Ho cercato rifugio in una nazione che non avrei mai pensato potesse rispedire indietro persone che hanno bisogno del suo aiuto. Una nazione che ha aperto le porte a immigranti e rifugiati di ogni parte del Mondo. Per i miei amici che stanno celebrando la decisione di Trump, dovete sapere che il ban non colpisce solo i musulmani, ma anche migliaia di ebrei e cristiani che stanno scappando da persecuzioni religiose. Spero riflettiate su questo".

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