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Viganò, l’accusatore di Bergoglio: “La corruzione è arrivata ai vertici della Chiesa”

L’arcivescovo autore del memoriale contro Papa Bergoglio in cui lo accusa di avere taciuto sui preti pedofili, si difende dalle voci che lo accusavano di aver agito per vendetta dopo la sua mancata nomina a cardinale: “Ho parlato perché la corruzione è arrivata ai vertici della gerarchia della Chiesa”
A cura di Antonio Palma
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"Non ho mai avuto sentimenti di vendetta o di rancore in tutti questi anni in cui sono stato messo alla prova da tante calunnie e falsità sul mio conto. Ho parlato solo perché la corruzione è arrivata ai vertici della gerarchia della Chiesa", così si è difeso  Carlo Maria Viganò, l’arcivescovo autore delle 11 pagine di memoriale contro Papa Bergoglio in cui lo accusa di avere taciuto sui preti pedofili in Usa invitandolo a dimettersi. "C’è chi non sa più dove attingere il veleno per distruggere la mia credibilità. Qualcuno ha persino scritto che sono stato ricoverato due volte con trattamento obbligatorio; c’è chi si immagina cospirazioni, complotti politici, trame di ogni genere, eccetera" ha commentato Viganò un’intervista ad Aldo Maria Valli.

Parlando da un luogo che non rivela, dove si sarebbe rifugiato per non farsi raggiungere dai media, l'arcivescovo rigetta le accuse di essere il corvo del caso Vatileaks e di aver agito perché spinto dalla voglia di vendicarsi per la mancata nomina a cardinale. "Io il corvo? Come avete visto con la mia testimonianza, sono solito fare le cose alla luce del sole! Io all’epoca da tempo ero a Washington e certo avevo altro a cui pensare " ha sottolineato, aggiungendo: "Rancore e vendetta sono sentimenti che non mi appartengono. La mia resistenza a lasciare il mio compito al Governatorato era motivata da un profondo senso di ingiustizia per una decisione che sapevo non corrispondeva alla volontà che papa Benedetto stesso mi aveva manifestato".

"Ho parlato perché, come ho scritto all’inizio della mia testimonianza, avevo sempre creduto che la gerarchia della Chiesa avrebbe trovato in se stessa le risorse per sanare tanta corruzione. Lo scrissi anche nella mia lettera ai tre cardinali incaricati da papa Benedetto di indagare sul caso Vatileaks, lettera che accompagnava il rapporto che consegnai loro" ha ricordato l'ex nunzio apostolico negli USA. Nella telefonata Viganò sostiene inoltre di non essere affatto mosso da risentimento e di aver rinunciato di sua iniziativa al cardinalato, che gli sarebbe stato offerto da Benedetto XVI. Infine rivolto ai giornalisti ha concluso: "Perché non chiedono che fine ha fatto la cassa di documenti che, l’abbiamo visto tutti, fu consegnata a Castelgandolfo da papa Benedetto a papa Francesco? Sarebbe stato sufficiente seguire il mio rapporto ed il verbale che fu fatto alla mia deposizione davanti ai tre cardinali incaricati delle indagini sul caso Vatileaks (Julian Herranz, Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi) per iniziare a fare un po’ di pulizia in Curia". Intanto dal Santa sede smentiscono le voci circolate nelle ore scorse sulla reazione amareggiata di Papa Francesco al dossier dell’ex nunzio che ne chiede le dimissioni. Il Papa "non è amareggiato e lavora come sempre", asserire il contrario come ha fatto nella serata di ieri un’agenzia di stampa dunque, "non è una notizia", è "una macchinazione e una volgarità" hanno spiegato infatti dal Vaticano ad Avvenire

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