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Viaggio nella “fabbrica” dei bambini, dove la maternità surrogata si paga a rate

Dall’India all’Ucraina crescono le cliniche che offrono “pacchetti completi” a partire da 9900 euro pagabili un po’ alla volta. Qui anche una donna nubile di 66 anni può diventare mamma e se dal parto nascono due gemelli c’è una clausola che prevede un sovrapprezzo di 3mila euro.
A cura di Mirko Bellis
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Tobia Antonio è appena nato e già divide l'opinione pubblica. Il figlio dell’ex governatore della Puglia, Nichi Vendola, e del suo compagno Ed Testa, non lo sa e chissà cosa ne penserà un giorno, ma sta suscitando moltissime polemiche. In Italia la pratica della maternità surrogata è vietata dalla legge. Ciò nonostante sempre più coppie italiane decidono di recarsi all’estero per diventare genitori. Ma come funziona la maternità surrogata in alcuni dei maggiori centri al mondo? E dov'è più facile diventare genitori?

In Ucraina a caccia di una mamma "bella e intelligente"

BioTexCom si trova a Kiev, in Ucraina. La legislazione di quel Paese rispetto ai metodi di riproduzione assistita è estremamente favorevole sia alla donazione di ovuli che alla maternità surrogata o utero in affitto. Entrambe le procedure infatti sono legali. Secondo le leggi ucraine, gli aspiranti genitori sono iscritti nel certificato di nascita del bambino acquisendo quindi la patria potestà del nascituro. La madre che ha prestato il grembo non ha nessun diritto di tenere con sé il piccolo dopo il parto in base al contratto stipulato con gli aspiranti genitori.  In Ucraina è consentita anche la selezione del genere del bambino. Gli amministratori della clinica per rendere più attrattiva l’offerta evidenziano anche un altro particolare: il 95% della popolazione ucraina ha la pelle chiara. Non è il solo aspetto eugenetico: la garanzia di trovare la miglior donatrice di ovuli – secondo BioTexCom –  è data dal fatto che le donne slave sono famose per la loro bellezza. In generale – si legge nell’offerta del centro – le coppie preferiscono scegliere una donatrice intelligente e di un bell'aspetto con forti e sane radici familiari per garantire buoni geni al futuro bambino.

Mamma a 66 anni? Si può

Secondo BioTexCom non esistono limiti di età per le coppie che optano per la maternità surrogata. Anche le donne che hanno superato i 40 anni possono decidere di diventare mamme con questo sistema. Nella pagina web della clinica, il personale medico fa gli auguri alla loro cliente più matura: una signora di 66 anni non sposata che, grazie all’utero in affitto, ora ha due splendidi gemellini, Michael e Joshua. Per la madre surrogata invece esiste il limite dei 35 anni. Dopo la nascita del bambino, i genitori biologici hanno il diritto di vedere immediatamente il loro bambino e prendersi cura di lui in ospedale dai primi minuti della sua vita mentre la madre surrogata non ha nessun contatto con il neonato.

Prezzi di saldo, bastano 9900 euro a rate

Nelle informazioni non viene trascurato l’aspetto economico. Il centro ucraino presume di offrire i prezzi più bassi rispetto ad altri centri medici. Si va dai 9900 euro con un numero illimitato di tentativi ed il rimborso nel caso di fallimento ai 29.900 del pacchetto “Bimbo in braccio”.  La clinica propone un pagamento a rate: la prima si effettua al momento della firma del contratto e l’ultima quando la coppia riceve tutti i documenti di nascita e si porta via il bambino. Nei contratti è specificato tutto, così capita di leggere clausole come questa: "Nel caso di nascita di una coppia di gemelli, i genitori dovranno pagare una somma aggiuntiva pari a 3000 euro dopo la nascita degli stessi".

Per la creazione degli ovuli servono 105mila dollari

Ci sono casi in cui il desiderio di essere padre si è unito agli affari. Come Doron Mamet, un gay israeliano che nel 2008 ha fondato Tammuz International.  Con più di 500 bambini nati nelle cliniche di tutto il mondo, è stata la prima “agenzia” a lanciare la procedura “One Stop Shop” combinando la donazione di ovuli, i trattamenti di fecondazione in vitro e la maternità surrogata. Il costo totale è di 105mila dollari e comprende un numero illimitato di ovuli, la creazione di embrioni e il loro impianto nell’utero in affitto nonché le spese legali legate a tutta la procedura.

Il "catalogo" delle donatrici di ovuli pagate 6500 dollari

Ad Encino, in California, c’è Egg Donation Inc. Per loro stessa ammissione non è una clinica vera e propria, anche se da oltre 25 anni si vanta di aver aiutato più di 14mila famiglie, tra cui celebrità, single e coppie omosessuali a diventare genitori. Questa società offre ai suoi clienti un database dove poter scegliere la donatrice di ovuli ideale. Assieme all'apprezzamento e gratitudine dei futuri genitori, offre alle donatrici un pagamento che varia dai 6500 ai 15000 dollari a seconda del numero di cicli di estrazione ai quali le donatrici si devono sottoporre. La procedura può durare da un minimo di sei settimane fino a quattro mesi. Prima di iniziare ad usare i farmaci per stimolare la produzione di ovuli, le donatrici devono firmare un contratto nel quale vengono specificati tutti gli aspetti legali. Iniziata la cura con i farmaci, il contratto diventa esecutivo e potrà essere annullato solo per ragioni mediche.

India, mamme in affitto per necessità

Infine c’è l’aspetto meno conosciuto della maternità surrogata. Una volta individuato l’ovolo ideale da fecondare, bisogna trovare le donne che porteranno a termine la gravidanza. Molto spesso provengono da paesi poveri. E’ il caso dell’India, dove ad Anand esiste la Clinica per l’infertilità Akansha. L’ospedale, gestito dalla dottoressa Nayda Patel, dal 2003 si occupa di impiantare nell’utero delle donne indiane l’ovulo fecondato. Molto spesso i clienti della clinica sono coppie occidentali e l’ovulo proviene da società straniere come la EggDonation Inc o la Tammuz International. La lista d’attesa è molto lunga ed il costo – come ammette la stessa Patel – è ovviamente inferiore rispetto all’Europa o gli Stati Uniti. I bambini in questo centro vengono alla luce solo con il parto cesareo. E anche qui, i piccoli, dopo la nascita vengono immediatamente allontanati dalla madre. Le donne indiane che decidono di portare in grembo un bambino sono mosse quasi sempre da ragioni economiche: comprarsi una casa oppure garantire gli studi ai figli. Come Vaishali, che per 4300 dollari ha dato alla luce un bambino per una coppia americana.

Questo aspetto ci interroga sul futuro di questa pratica e pone una questione etica: il desiderio di essere genitori deve avere un limite? E’ lecito sfruttare le condizioni di povertà di altre persone pur di realizzare il proprio sogno?

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