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Proteste in Iran dopo la morte di Mahsa Amini

Ventimila arresti e 400 morti: cosa è cambiato in Iran a un mese dallo scoppio delle proteste

L’intervista di Fanpage.it a Elham Zanjani del NCRI Women’s Committee, il comitato di donne del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran, a un mese dallo scoppio delle proteste per la morte di Mahsa Amini: “Secondo i nostri numeri, oltre 400 persone uccise, tra cui 23 minori. Quattro settimane dopo, il cambiamento sociale più importante è che le persone non hanno più paura di esprimere pubblicamente il loro disgusto e odio verso il regime al potere”.
A cura di Ida Artiaco
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"In un mese di proteste circa 20mila persone sono state arrestate e 400 uccise, tra cui 23 minori. Le donne continuano a manifestare con coraggio ma la comunità internazionale dovrebbe fare di più consegnare alla giustizia i suoi leader, Khamenei e Raisi".

Elham Zanjani fa parte del NCRI Women's Committee, il comitato di donne del Consiglio Nazionale della Resistenza dell'Iran che dall'estero aiutano le iraniane a difendere i propri diritti. Partecipando attivamente alle riunioni dell'Ente delle Nazioni Unite per l'uguaglianza di genere e l'empowerment delle donne (Un Women) si impegnano in un'incessante battaglia contro la misoginia del regime iraniano.

A Fanpage.it Zanjani ha fatto il punto della situazione nel Paese a un mese dall'inizio delle proteste scoppiate dopo la morte di Mahsa Amini: era lo scorso 16 settembre quando la 22enne è deceduta dopo il suo arresto da parte della polizia morale perché indossava male l'hijab.

A quasi un mese dall'inizio delle proteste, cosa è cambiato in Iran?

"Sono trascorse quattro settimane dal 16 settembre, quando sono iniziate le rivolte. Come sapete, in seguito all'arresto e al pestaggio a morte di Mahsa Amini, una giovane donna di Teheran da parte della cosiddetta polizia morale, persone e soprattutto donne si sono riversate nelle strade in segno di protesta. Le città di tutto l'Iran si sono unite al movimento guidato dalle donne che protestano contro il regime.

Ora, quattro settimane dopo, il cambiamento sociale più importante è che le persone non hanno più paura di esprimere pubblicamente il loro disgusto e odio verso il regime al potere.

Donne coraggiose hanno mostrato la loro forza di volontà di fronte a quelle repressive e altre le hanno seguite. Le università e persino le scuole superiori hanno aderito al movimento. I sindacati e gli avvocati sono i prossimi ad unirsi e gli scioperi nei giacimenti di gas arrivano a sostegno. Anche i media ufficiali scrivono sul malcontento sociale e la rivolta".

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Quali sono i numeri ufficiali delle proteste? 

"Secondo i dati che abbiamo a venerdì scorso, sono state uccise più di 400 persone. L'Organizzazione dei Mojahedin del Popolo (PMOI/MEK), il principale movimento di opposizione del CNRI, ha rivelato l'identità di 206 delle persone uccise dalle forze repressive. Nomi e fotografie disponibili sono stati diffusi dalle trasmissioni televisive e dai siti web della Resistenza.

Amnesty International ha inoltre annunciato che tra le vittime ci sono 23 minori. Si teme che siano oltre 20.000 gli arrestati".

Vediamo donne coraggiose ogni giorno tagliarsi i capelli e uscire per le strade protestando contro il regime. Puoi spiegarci qual è la loro condizione in Iran?

"Il movimento è iniziato con le donne che si sono tagliate una ciocca di capelli, con l'atto che è diventato rapidamente un simbolo della protesta contro il regime dei mullah, che dal giorno in cui è salito al potere nel 1979, ha imposto il velo forzato per le donne e la brutale repressione di quelle che non lo fanno.

La richiesta principale sin dai primi giorni delle proteste è il “cambio di regime”. La gente nelle strade grida "Abbasso (la guida suprema del regime) Khamenei", "Abbasso (il presidente del regime) Raisi". Hanno reso chiara la loro scelta per un cambio di regime. Non riesco a vedere il popolo iraniano accontentarsi di qualcosa di meno che un cambio di regime verso la libertà e la democrazia. Contrariamente a quanto a volte viene rappresentato, questo non è un movimento per dare alle donne la scelta di vestirsi, ma per dare al popolo iraniano la possibilità di scegliere la vita e le libertà fondamentali".

Abbiamo visto che sono stati arrestati anche cittadini stranieri. Tra questi c'è l'italiana Alessia Piperno. Sai qualcosa delle sue condizioni?

Alessia Piperno in viaggio
Alessia Piperno in viaggio

"Non conosciamo nello specifico le sue condizioni, ma durante i suoi quattro decenni di governo il regime dei mullah ha mostrato le sue abilità nel prendere ostaggi. Vogliono far credere che la rivolta nazionale in più di 180 città sia il risultato di un intervento e di una pianificazione straniera, per sparare a manifestanti innocenti. Arrestano turisti e stranieri innocenti per incolpare ulteriormente la loro situazione caotica.

Il modo migliore per contrastare tale ricatto è non cedere e mantenere una ferma posizione di principio e non accettare questa pratica disgustosa".

Cosa può fare la comunità internazionale per aiutare i manifestanti iraniani e fermare il femminicidio in Iran?

"La comunità internazionale può adottare diverse misure efficaci, a parte le parole forti con cui ha condannato la brutale repressione della rivolta iraniana da parte delle forze di sicurezza. Maryam Rajavi, presidente eletta del CNRI ha espresso in diverse occasioni alcuni di questi passi, come il riconoscimento del diritto del popolo iraniano all'autodifesa e alla lotta per rovesciare la dittatura religiosa e stabilire la democrazia e i diritti umani; interventi urgenti per prevenire ulteriori esecuzioni e uccisioni di manifestanti e garantire il rilascio dei prigionieri politici; riferire al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il dossier dei massacri del regime iraniano, compresa la rivolta del settembre 2022 e 4 decenni di genocidi e crimini contro l'umanità, nonché i massacri del 1988 e del 2019, e consegnare alla giustizia i suoi leader, Khamenei e Raisi".

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