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Venezuela: ucciso Oscar Perez, l’ex poliziotto che sfidò il Presidente Maduro

È stato ucciso durante un’operazione della polizia a El Junquito, nella periferia ovest di Caracas. Su Instagram aveva caricato un video (poi rimosso) dei suoi ultimi momenti di vita. “Stiamo chiedendo la resa, ma ci vogliono uccidere”. Maduro l’aveva definito “il nemico numero 1”.
A cura di Biagio Chiariello
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Il ministro degli Interni venezuelano, Nestor Reverol, ha confermato la morte di Oscar Perez – l'ex poliziotto che si era alzato in armi contro il governo – oltre a quelle di altre sei persone, al termine di una lunga sparatoria – avvenuta nella periferia di Caracas – in cui è stata smantellata la cellula che si oppose alla presidenza di Nicolas Maduro. Reverol ha reso noto che le forze di sicurezza "hanno soppresso una pericolosa cellula, che negli ultimi mesi aveva organizzato attacchi terroristici contro le istituzioni dello Stato, creando danni a varie persone innocenti, fra le quali anche bambini". Nell'operazione di ieri, ha aggiunto Reverol, sono state uccise in tutto sette persone legate con questo gruppo: oltre a Perez, si tratta di cinque uomini giovani e di una donna non identificata. Altre sei persone sono state arrestate, fra le quali due donne. In quanto al modo in cui si è svolta l'operazione, Revelorol ha detto che "malgrado i nostri tentativi per arrivare ad una soluzione pacifica e negoziata, il gruppo armato ha aperto il fuoco contro le forze di sicurezza".

Diverso invece è stato il racconto fornito dallo stesso Perez sul suo profilo Instagram, in cui ha raccontato (con alcuni video poi rimossi) i suoi ultimi drammatici istanti di vita con il volto coperto di sangue. Più volte l'ex agente ha ripetuto di voler trattare la resa, poi sconsolato ha ammesso: "Ci vogliono uccidere". Maduro lo aveva definito in tv "il nemico pubblico numero 1 della Patria" dopo l'assalto del 19 dicembre scorso ad un'unità della Guardia Nazionale. Lo stesso Perez il 28 giugno sarebbe stato alla guida dell'elicottero da cui furono lanciate le granate contro gli edifici che ospitano il Ministero dell'Interno e il Tribunale Supremo.  Maduro denunciò che si trattava di un ennesimo complotto finanziato dagli Usa e lo proclamò "il peggiore dei traditori".

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