“Devo scendere in strada a prostituirmi. Per un rapporto orale prendo 1 dollaro”, a parlare è un’adolescente venezuelana costretta a prostituirsi per poter mangiare. “Non sai cosa significa alzarsi la mattina con fame – aggiunge un’altra prostituta di 13 anni – è da due settimane che mangio solo banane. E allora, che altro posso fare?. I miei genitori non sono in grado di darmi del cibo e così per poter mangiare devo prostituirmi”, ammette tra le lacrime una delle ragazzine. Vivono a La Guaria, una città portuale a venti chilometri da Caracas, e i loro racconti – pubblicati in un reportage di Telemundo – testimoniano la dura realtà di milioni di venezuelani alle prese con l’aggravarsi della crisi economica che da anni ormai colpisce il Paese sudamericano.
Secondo Oscar Misle, direttore di Cecodap, un’organizzazione venezuelana che si batte contro gli abusi infantili, sarebbero circa 45.000 gli adolescenti che hanno dovuto abbandonare la scuola e il lavoro per prostituirsi. Una stima che potrebbe essere molto al di sotto della realtà. Il numero di venezuelani costretti a vendere il proprio corpo, infatti, è aumentato negli ultimi anni e la prostituzione è diventato un mezzo come un altro per poter sopravvivere. Sono cresciute anche le donne emigrate nella vicina Colombia per lavorare nel marcato del sesso a pagamento, come ha raccontato The Economist. Dal giugno dell’anno scorso le autorità venezuelane hanno riscontrato un preoccupante aumento di ragazzine di 12-13 anni che varcano la frontiera colombiana per essere avviate alla prostituzione da organizzazioni criminali senza scrupoli.
Le tariffe per una prestazione sessuale vanno dagli 80.000 ai 160.000 bolivares (dai 2 ai 4 dollari), ma le ragazzine intervistate hanno dichiarato di farlo anche solo per un panino. E con l’inflazione completamente fuori controllo, le prostitute accettano come pagamento i buoni alimentari dei Clap (Comités Locales de Abastecimiento y Producción, Comitati locali di approvvigionamento e produzione, ndr). Nel marzo 2016, il presidente Maduro ha istituito questi centri con il compito di distribuire alla popolazione scatole piene di cibo a un prezzo calmierato. Nelle intenzioni del governo venezuelano dovevano sopperire alla scarsità di generi di prima necessità, però, la fame dilaga ormai in tutto il Paese. Secondo l'ultimo studio della Caritas del Venezuela, il 35,5% dei bambini poveri presenta qualche forma di malnutrizione, mentre il 41% esce a mendicare o cercare cibo nella spazzatura. Come ha denunciato la psicologa Ninoska Zambrano, a Petare, favelas alle porte di Caracas, i bambini vengono sfruttati sessualmente a cambio di qualcosa da mangiare.
Nei supermercati di Caracas i clienti stanno cominciando a comprare anche cibo per animali pur di mettersi qualcosa in bocca. Salsicce surgelate fatte di cartilagini, pelle, ossa e piume di pollo destinate alla dieta canina. Cucinate con uova strapazzate o unite al riso, questi alimenti non adatti al consumo umano finisco invece nei piatti dei venezuelani sempre più affamati.
L’acquisto di cibo per animali sarebbe ormai diventata un’abitudine, secondo un’inchiesta del quotidiano El Universal che avverte dei pericoli di una dieta del genere per l’essere umano. Provea, un’Ong venezuelana per i diritti umani, accusa direttamente il governo che non sarebbe in grado di prendere le misure necessarie ad assicurare alla popolazione prodotti alimentari in modo sicuro e ad un prezzo accessibile.
Di fronte alla mancanza di cibo aumentano anche i saccheggi e gli assalti alle fattorie. Solo pochi giorni fa, un video apparso in rete mostra come una ventina di uomini uccide a sassate una mucca nello Stato di Miranda, a ovest del Paese. “Abbiamo fame”, gridano gli assalitori nel filmato diffuso dal deputato oppositore Carlos Paparoni, in cui denunciava l’accaduto.
La fame sta portando migliaia di cittadini a protestare in tutto il Venezuela. Quattro persone sono morte la scorsa settimana a Mérida, durante una manifestazione contro la scarsità di alimenti. Il Governatore ha confermato che anche in questo stato venezuelano alcuni “vandali” hanno ucciso più di 200 capi di bestiame in un’azienda agricola della zona. E mentre il presidente Nicolás Maduro continua a parlare di “una persecuzione finanziaria” contro il Paese, i venezuelani allo stremo sono costretti a prostituirsi, a mangiare cibo per cani o saccheggiare le aziende agricole per sopravvivere.