Venezuela nel caos, 14 morti nelle proteste. Maduro: “Popolo si mobiliti”
La tensione in Venezuela è alle stelle. La folla si è riversata in strada e a seguito degli scontri con la polizia e con la guardia nazionale si registrano almeno quattordici morti e diversi feriti. Lo riferisce l'ong Observatorio Venezolano de Conflictos Sociales y de Provea su Twitter. Il bilancio dei morti rischia di crescere perché oggi si temono nuovi scontri. “Resteremo qui finché il Venezuela non sarà liberato”, ha promesso Juan Guaido, il giovane capo dell'opposizione e leader dell'Assemblea nazionale che si è autoproclamato presidente ad interim. In piazza, davanti ai sostenitori riuniti a Caracas, Guaido ha lanciato la sua sfida a Nicolás Maduro, che due settimane fa si è insediato per un secondo mandato presidenziale. Maduro ha replicato parlando dal balcone del palazzo presidenziale di Caracas: “Siamo la maggioranza, siamo il popolo di Hugo Chavez. Siamo in questo palazzo per volontà popolare, soltanto la gente ci può portare via”, ha detto intimando ai diplomatici americani di lasciare il Paese entro 72 ore. Su Twitter Maduro ha anche lanciato un appello: “Il popolo agguerrito e combattente rimanga in allerta, pronto alla mobilitazione per difendere la patria. Nessun colpo di stato, nessun interventismo – ha aggiunto Maduro – il Venezuela vuole la pace”.
Guaido riconosciuto da Usa, Canada e altri Paesi – Il presidente Donald Trump è stato il primo a riconoscere Guaido come capo dello Stato. Poi hanno fatto seguito i riconoscimenti di Canada, Argentina, Brasile, Perù, Ecuador, Costa Rica, Paraguay e Messico. In un nota, il presidente americano Trump ha spiegato: “Nel suo ruolo di unica branca legittima del governo debitamente eletto dal popolo venezuelano, l'Assemblea nazionale ha invocato la Costituzione del Paese per dichiarare illegittimo Nicolas Maduro. Il suo incarico, dunque, è vacante. Il popolo del Venezuela ha coraggiosamente detto la sua contro Maduro e il suo regime. Ha chiesto la libertà e uno Stato di diritto”. Al fianco di Maduro si sono schierati la Bolivia e il Messico. Il ministro della Difesa venezuelano, generale Vladimir Padrino Lopez, ha dichiarato su Twitter che le Forze Armate del suo paese “non accettano un presidente imposto da oscuri interessi o che si è autoproclamato a margine della legge” confermando dunque l'appoggio a Maduro.