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Venezuela, Maduro tenta la strada del rimpasto di governo dopo la sconfitta elettorale

Il presidente ha perso il controllo del Parlamento e ha chiesto a tutti i suoi ministri di dimettersi per effettuare un rimpasto di governo.
A cura di Davide Falcioni
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Il Venezuela cambia volto. Nel paese che fu governato dall'ex colonnello Hugo Chavez l'opposizione è riuscita a conquistare la maggioranza dei seggi in Parlamento. A tre giorni dalle elezioni sono stati comunicati i dati ufficiali sul sito del Consiglio elettorale nazionale (Cne). Alla Mud (Mesa de Unidad Democratica), la coalizione unitaria di opposizione, sono andati 112 seggi su un totale di 167 a fronte dei 55 seggi ottenuti dal Partito socialista unificato del Venezuela (Psuv), quello del presidente in carica Nicolas Maduro, subentrato al governo dopo la morte di Chavez. Jesus Torrealbal, leader dell'opposizione, ha reso noto che i 112 neo eletti si incontreranno domani per stabilire una comune strategia in seno alla nuova Assemblea Nazionale che si insedierà il prossimo 5 gennaio.

Nel frattempo gli eredi della "Rivoluzione Bolivariana" hanno ammesso la pesante sconfitta: Maduro ha chiesto a tutti i suoi ministri di dimettersi dai loro incarichi per poter procedere "a una profonda ristrutturazione del governo nazionale". Il presidente, dunque, si accinge ad effettuare un rimpasto di governo nel tentativo di recuperare il consenso perso, anche se il rischio è che ormai sia troppo tardi. Grazie all'ampia maggioranza ottenuta l'opposizione è infatti legittimata ad approvare autonomamente delle leggi, convocare referendum, sostituire magistrati dal tribunale Superiore di Giustizia e persino indire una nuova consultazione per chiedere la rimozione del Presidente.

Non è improbabile che, viste le dimensioni della sconfitta, la sinistra venezuelana – composta da comunisti e socialisti – chieda ora la testa di Maduro. Il presidente, ex "delfino" di Chavez che lo indicò come suo successore in punto di morte, fin dall'inizio del suo mandato – nel 2013 – ha dimostrato di non essere all'altezza delle aspettative generate dal predecessore, che alla guida del paese aveva vinto tutte le elezioni, resistito a colpi di stato e migliorato sensibilmente i livelli di scolarizzazione e assistenza sanitaria soprattutto tra i cittadini più poveri. Con Maduro, invece, si è assistito a due anni di profonda crisi, con un crollo del Pil e una conseguente profonda crisi economica.

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