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Venezuela, agricoltura verticale contro la crisi e la fame

Con l’inflazione attesa per fine anno al 148% e la difficoltà di reperire cibo al mercato, anche le pareti di casa possono dare il loro contributo al fabbisogno alimentare.
A cura di Danilo Massa
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“ La prossima volta avremo il Ministero di allevamento dei maiali in bagno ”
Laurano Màrquez
La crisi porta il Venezuela a riscoprire la terra, laddove regna il cemento: in città. Lo stato sudamericano guidato dal presidente Maduro è sull'orlo di un fallimento che alla gente comune impone di mettere in secondo piano le invettive tra capi di governo e in primo gli impellenti bisogni primari: cibo e salute. A gennaio, però, lo stesso presidente chavista ha creato il Ministero dell'agricoltura urbana, che in settimana ha prodotto una riunione di circa dieci persone durante cui si è parlato di agricoltura verticale, una pratica – spiega una professoressa – "sperimentata durante la Seconda guerra mondiale". Durante la lezione, sono stati invitati i presenti "a rendere efficiente ogni spazio possibile" e quindi a produrre cibo in casa appendendo bottiglie di plastica colme di terra alle pareti esterne di casa.

Fame: ora la crisi colpisce allo stomaco

Nel 2015 il tasso di inflazione è stato quasi del 150%, alla fine del 2016 ci si attende un massimo del 480% e nel 2017 si va sull'ordine delle migliaia: 1642%. Ipotesi, perché per ora quello che sanno i venezuelani con certezza è che devono stringere la cinghia. Secondo un'analisi condotta ad aprile da DatinCorp, l'86% delle persone ha acquistato "meno" o "molto meno" cibo di quanto fosse abituato a comprare. Solo il 54% delle persone dice di riuscire a mangiare tre pasti al giorno. Persino la Coca-Cola – che certo non rientra tra le fila dei nuovi poveri – ha deciso di sospendere la produzione in Venezuela, ufficialmente per mancanza di zucchero.

La scarsità degli alimenti – attribuita dal governo anche alla ferocia del Niño, il fenomeno climatico che interessa periodicamente l'Oceano pacifico centro-meridionale – e i calmieri agevolano i pochi a far man bassa delle pietanze e a rivenderle a prezzo maggiorato al mercato nero. Ecco perché produrre in casa almeno parte del fabbisogno alimentare ed ecco perché rendere fruttuose le aree verdi urbane. Ana Lucia Simons, direttrice nazionale presso la Simon Rodriguez Experimental University, istituto scelto per la diffusione del verbo dell'agricoltura urbana, spiega che "durante i periodi di grande difficoltà nascono grandi opportunità" e, pertanto, una nuova visione degli spazi metropolitani. "Abbiamo problemi di acqua, di produzione e – prosegue la dirigente – abbiamo questa guerra sotterranea che ha causato un incredibile aumento dei prezzi. In questo scenario, piantare un albero da frutto, una pianta di yuca o di pomodori può aiutare almeno un poco a risolvere un problema".

Un esempio "estremo" di agricoltura verticale (da @Wikipedia).
Un esempio "estremo" di agricoltura verticale (da @Wikipedia).

Non mancano le perplessità, espresso a suo tempo dalla decisione stessa di istituire un ministero dell'agricoltura urbana. Laureano Márquez, comico e giornalista spagnolo, ha osservato causticamente: "La prossima volta avremo il Ministero di allevamento dei maiali in bagno e di galline negli armadi".

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