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Venezia: pestaggio ed arresto per l’artista russo anti-Putin

Oleg Vorotnikov, leader del gruppo artistico russo Voina, è stato selvaggiamente picchiato qualche giorno fa a Venezia. Per lui sono scattate le manette in quanto destinatario di un mandato di cattura internazionale. Si indaga sulla dinamica dell’aggressione.
A cura di Antonio Musella
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 Una brutta storia finita nel sangue e culminata con l'arresto quella accaduta due giorni fa a Venezia ad Oleg Vorotnikov, artista russo leader del gruppo Voina Art Group. Il gruppo russo è noto per le sue performance artistiche contro il governo di Vladimir Putin. I Voina sono noti per le loro battaglie contro il fondamentalismo religioso, in favore della democrazia e per i diritti civili del mondo lgbt. Vorotnikov si trova in esilio in Italia da circa un anno, contro di lui è infatti stato emesso un mandato di cattura internazionale da parte delle autorità russe.

Il pestaggio – In compagnia della sua compagna e dei suoi due bambini viveva da qualche tempo nell'ex ospizio di Santa Marta a Venezia, uno spazio occupato a scopo abitativo da un gruppo di anarchici. Nel tardo pomeriggio di domenica, secondo la ricostruzione fatta da "La Nuova Venezia" di Venezia, sarebbe scoppiata la rissa. Da un lato una decina di anarchici che avrebbero dapprima chiuso i due bambini in una stanza e poi avrebbero aggredito Vorotnikov con calci e pugni. Anche la sua compagna, che avrebbe cercato di impedire il pestaggio, sarebbe stata colpita da calci e pugni. Dopo il pestaggio il leader dei Voina avrebbe lasciato l'ex ospizio Santa Marta con la sua famiglia. Nonostante il sangue e le ferite i quattro hanno raggiunto campo Santa Margherita a poca distanza dallo spazio dove è avvenuto il pestaggio. Ed è lì che sono stati raggiungi dalla polizia che ha tratto in stato di fermo Oleg.

La foto del pestaggio di Oleg Vorotnikov
La foto del pestaggio di Oleg Vorotnikov

L'arresto – Il volto di Vorotnikov è stato trasformato in una maschera di sangue per i colpi subiti. Dopo il fermo, il leader dei Voina, è stato accompagnato in questura da agenti della Digos in attesa dell'arrivo della documentazione che lo riguarda. Negli ambienti artistici e culturali veneziani, era cosa nota che l'artista russo fosse interessato da un mandato di cattura internazionale. In serata si è appreso che il fermo è stato tramutato in arresto ed Oleg Vorotnikov è stato trasferito al carcere veneziano di Santa Maria Maggiore. L'artista è seguito dall'avvocato Giuseppe Romano.
Già co-curatori della Biennale di Berlino, i Voina si considerano vittime di una ondata di repressione che ha colpito il mondo dell'arte in Russia, tesa a criminalizzare ed imprigionare gli artisti portatori di messaggi di libertà e democrazia. Il governo Putin non è certo nuovo a casi simili. La vicenda delle Pussy Riot, le musiciste russe che suonarono all'interno di una chiesa ortodossa e furono imprigionate per mesi, fece conoscere al mondo intero il pesante clima di repressione instaurato nella Russia di Putin.

Le reazioni – Le immagini del volto di Oleg ricoperto di sangue sono state diffuse dalla pagina Facebook dei Voina ed hanno fatto il giro del mondo. I primi a mobilitarsi sono stati gli attivisti del S.A.L.E. Docks, spazio sociale artistico e culturale veneziano situato all'interno degli antichi magazzini del sale della città lagunare. Un appello dal titolo #FreeVoina, che chiede la scarcerazione di Oleg Vorotnikov. "E' chiaro che Oleg non affronterà nessun processo giusto se verrà rimpatriato in Russia" denunciano gli attivisti del S.A.L.E.  L'appello sta girando sul web in queste ore e sono tantissimi gli artisti e gli esponenti del mondo della cultura che lo stanno sottoscrivendo. Tra i primi firmatari anche Roberta Da Soller, attrice veneziana tra i volti emergenti del cinema italiano, già protagonista in "Piccola Patria" di Alessandro Rossetto e "La regina della neve" di Carlo Mazza Curati. "Conosco bene la loro storia – dice l'attrice a Fanpage.it – i Voina fanno azioni di sabotaggio simbolico e materiale, ma anche l'assunzione di una forma di vita coerente e opposta a quella dettata dai “valori” del neoliberismo."
Oleg Vorotnikov dunque nelle prossime ore potrebbe essere estradato. "Quello che ora stiamo cercando di fare è raccogliere più sostegno possibile affinchè Oleg rimanga nel nostro paese" conclude la Da Soller.

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