Alluvione a Valencia

Valencia, in ogni via di Sedaví macchine una sopra l’altra: “Non è venuto nessuno, ci aiutiamo tra noi”

Le immagini di Sedavì hanno fatto il giro del mondo: una lunghissima strada stracolma di automobili distrutte dall’alluvione. Ora non ci sono più, le hanno rimosse i cittadini con le loro forze, con trattori e fuoristrada.
A cura di Gabriel Bernard
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In ogni via di Sedaví si vedono macchine una sopra l’altra. Muri di automobili tra cui si muovono stivali coperti di fango. L’Avinguda Gomez Ferrer fino a pochi giorni fa sembrava impercorribile, le immagini mostravano una distesa di automobili accatastate l’una sull’altra, con le persone che vi si arrampicavano per spostarsi.

Oggi le auto sono ai lati della strada, le hanno spostate i residenti con trattori e fuoristrada.

Alberto è un giovane ragazzo di Sedaví, ha una trentina d’anni, oltrepassa una colonna di macchine accatastate poco prima del suo garage. Dove sono le auto che bloccavano la strada? “Le abbiamo tolte noi. Sono venute delle persone con delle grosse macchine, le hanno agganciate e abbiamo tirato. Qui non c’è nessuno, facciamo tutto da soli”.

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Il garage dove si trova la sua auto è sott’acqua, dei cofani emergono dal liquido marrone. All’ingresso un cittadino ha portato la sua autocisterna e sta tentando di pompare via l’acqua.

“Qui puoi vedere come ci aiutiamo tra di noi, tra vicini. Stiamo cercando di rimuovere l’acqua dal garage, qui sotto potrebbero trovarsi i nostri vicini che hanno perso la vita” dice Alberto con gli occhi puntati sull’acqua che annega la struttura.

A portare aiuto però non sono solo i vicini del quartiere, ma anche quelli dei paesi adiacenti.

Tra i ponti sul fiume Turia c’è un via vai interminabile di persone, un vero e proprio esercito di volontari che si appresta a portare il proprio aiuto nelle zone colpite dalla Dana.

Lunghe file di pale e stivali che marciano verso il sud di Valencia per tentare di rimuovere più fango possibile.

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“Tutto ciò che abbiamo qui proviene dai cittadini di Valencia, giovani che ci hanno offerto e portato il loro cibo a proprie spese”: Maria è dietro un lungo banco pieno di buste e bottiglia d’acqua, è il punto di smistamento degli “aiuti umanitari della comunità”.

Qui i residenti e i volontari portano quello che hanno, chi più chi meno, per poi imbustare il tutto e consegnare un aiuto a chi è più in difficoltà. “Nessuno è venuto a pulire le strade, a rimuovere le auto, le macerie. Poi sono arrivati i volontari da altre zone e ci hanno aiutato. Qui ci hanno abbandonati”.

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