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Vaccino anticovid di Oxford: “Non sarà pronto per la seconda ondata”

Il vaccino contro il coronavirus sviluppato a Oxford e in sperimentazione potrebbe non essere pronto per la seconda ondata di contagio, lo ha dichiarato il professor John Bell, docente di medicina all’Università di Oxford e membro della task force sui vaccini anticoronavirus del Regno Unito. “Un vaccino potrebbe arrivare solo verso la fine della seconda ondata” ha spiegato Bell.
A cura di Antonio Palma
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“Probabilmente a Oxford siamo circa tre o quattro mesi avanti rispetto a chiunque altro sul vaccino anti covid ma non riusciremo a battere la seconda di contagio”, a rivelarlo è il professor John Bell, docente di medicina all'Università di Oxford e membro della task force sui vaccini anticoronavirus del Regno Unito. Secondo Bell a Oxford si sono fatti passi da gigante visto che per la maggior parte dei vaccini si impiega circa otto anni per svilupparli mentre gli esperti che hanno lavorato solo su quello anti Covid-19 lo hanno fatto "Solo per otto mesi" ma questo non significa che sarà possibile accorciare ulteriormente i tempi.

Secondo il consigliere scientifico del governo britannico il vaccino contro il Coronavirus svilupato a Oxford e prodotto da AstraZeneca non sarà pronto in tempo per la seconda ondata di contagio.Probabilmente ora siamo all'inizio della seconda ondata, ma un vaccino potrebbe arrivare solo verso la fine della seconda ondata" ha spiegato infatti Bell al Telegraph. Recentemente, il vaccino, che è in Fase 3, il che significava che è sperimentato su un gran numero di pazienti in diverse aree geografiche, ha avuto un improvviso stop per una reazione avversa grave in uno dei volontari.

L’interruzione dei test però è stata breve perché a stretto giro la Medicines Health Regulatory Authority (MHRA), l’autorità inglese incaricata di valutare il caso, ha confermato che era sicuro riprendere le sperimentazioni per potenziare gli sforzi del Regno Unito per garantire un vaccino. La stessa AstraZeneca, il gigante farmaceutico che lavora al fianco dell'Università di oxford, ha affermato che la sospensione è "di routine" ed è attesa in ampi e significativi studi di vaccinazione.

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