Va in ospedale per una “gastroenterite”, bimbo di 8 anni muore per un tumore al cervello
Isaiah Jarrett, un bimbo di 8 anni di Castle Vale, Birmingham, in Inghilterra, è morto otto mesi dopo che gli era stato diagnosticato un medulloblastoma, il tipo più comune di tumore al cervello nei bambini. Un male scoperto troppo tardi. Inizialmente infatti i medici gli avevano diagnosticato una semplice gastroenterite.
Successivamente ha iniziato a vomitare sangue e soffrire di continui mal di testa, facendo preoccupare sempre più i suoi genitori. Isaiah è stato così sottoposto ad una TAC al Birmingham Children's Hospital; solo a questo punto è venuta fuori la realtà, drammatica: un cancro al cervello delle dimensioni di una pallina da golf.
Dopo un intervento chirurgico di circa 15 ore, la famiglia del bambino è stata informata che si trattava di un tumore maligno. Isaiah ha perso la voce dopo l'operazione e ha subito un intenso trattamento di chemioterapia e radioterapia. Ha perso la lotta contro quel terribile male nel luglio 2022.
La mamma, che ha altri sei figli, ha parlato del trauma vissuto in quei mesi: "Dopo il suo primo intervento chirurgico, il 20 dicembre, non ho più sentito la voce di Isaiah. Alla fine ha imparato a comunicare attraverso gesti e mormorii. Tutto ciò che poteva andare storto è andato storto", ha detto la 36enne Dena Allen.
Sulla diagnosi choc racconta: "Ho pensato che potesse avere qualcosa a che fare con la sua pancia, mai in un milione anni mi aspettavo che mi dicessero che il mio bambino aveva un tumore al cervello", le sue parole.
La donna è stata costretta ad abbandonare il lavoro per occuparsi a tempo pieno del figlio, soprattutto durante il periodo di chemioterapia e radioterapia. Ora si è unita all'ente ‘Brain Tumor Research' come attivista con l'obiettivo di fare 10.000 passi al giorno a febbraio per raccogliere fondi per la ricerca contro il cancro.
"Nessun'altra famiglia dovrebbe affrontare l'angoscia e il dolore di perdere una persona cara. Dobbiamo far conoscere e parlare di tumori al cervello, comprenderli e meglio per essere in grado di fornire un trattamento migliore e, infine, una cura per impedire a chiunque altro di soffrire di questa malattia crudele" conclude Dena.