USA, spunta audio senatore Gop: “Trump pagato da Putin”
Dalla collusione con la Russia all’ostruzione della Giustizia. Le accuse nei confronti di Donald Trump, secondo i più autorevoli opinionisti Usa, potrebbero fargli rischiare seriamente l'impeachment, cioè la messa in stato di accusa nei confronti della più alta carica del Paese ad opera della Camera per farlo processare dal Senato e se condannato rimuoverlo dall’incarico di Presidente.
L'audio del senatore Gop: "Trump pagato da Putin"
Il Washington Post ha riportato una frase che sarebbe stata pronunciata nel giugno 2016, cioè nel pieno della campagna elettorale, dal leader della maggioranza repubblicana alla Camera Kevin McCarthy. “Penso che Putin paghi Trump”, è quanto avrebbe detto il senatore durante una conversazione a Capitol Hill con alcuni parlamentari repubblicani e di cui esisterebbe una registrazione ascoltata e verificata dal quotidiano. L'audio sarebbe stato registrato subito dopo che i leader della maggioranza repubblicana in Congresso – McCarthy e lo speaker della Camera Paul Ryan – avevano avuto due incontri col primo ministro ucraino Vladimir Groysman. Sarebbe stato quest'ultimo a descrivere la tattica utilizzata dal Cremlino di pagare politici populisti per danneggiare le istituzioni democratiche in Europa, soprattutto nei Paesi dell'Est Europa. “Ci sono due persone che penso Putin paghi – avrebbe detto McCarthy – e sono Rohrabacher e Trump”. Dana Rorhabacher è una deputata repubblicana della California famosa per difendere le posizioni di Putin e della Russia. A quel punto lo speaker della Camera intervenne fermando la conversazione e bloccando ulteriori affermazioni. “Uno scherzo, una battuta di cattivo gusto che nessuno pensa sia vera”, ha commentato il senatore Kevin McCarthy per giustificare queste parole pronunciate un anno fa.
Dalle info riservate a Mosca al caso-Flynn/Comey
Sono diverse le grane per il tycoon newyorkese. La prima riguarda l’incontro nello Studio Ovale durante il quale Trump ha condiviso con il ministro degli Esteri del Cremlino e con l’ambasciatore di Mosca negli Stati Uniti alcune informazioni di intelligence altamente riservate. La seconda, più complessa e grave, vede come protagonista il generale Michael Flynn, all’inizio del mandato designato al vertice del National Security Council, il Consiglio per la sicurezza nazionale, agenzia di politica estera e antiterrorismo Usa. Flynn è stato rimosso quando è venuto che aveva nascosto una serie di incontri clandestini con l’ambasciatore russo negli USA, avvenuti anche durante la campagna elettorale. Ma Trump avrebbe chiesto all’ormai ex capo dell’Fbi James Comey di interrompere le indagini che riguardavano il suo amico Flynn e la scorsa settimana è stato licenziato. Ora le ragioni, come evidenzia anche l’autorevole New York Times, sembrerebbero più chiare: il presidente avrebbe tentato d’interferire nel Russia-gate, cioè proprio nell’indagine su Flynn, a margine di un incontro a Washington D.C. nel febbraio scorso.
Russiagate, nominato procuratore speciale
A dirigere l’inchiesta sul Russiagate sarà ora proprio un ex capo dell’Fbi. Robert Mueller, a capo dell’agenzia investigativa del Governo quando presidente era George W. Bush. Più nello specifico Muller sarà una sorta di ‘procuratore speciale’, figura richiesta nelle ultime settimane dal partito democratico e anche da alcuni parlamentari repubblicani. Nonostante la nomina arriva dalla stessa Amministrazione Trump, quest’ultimo non ne sarebbe stato neppure informato: la decisione è stata del vice-ministro della Giustizia Rod Rosenstein poiché il ministro Jeff Sessions è sfiorato anche lui dai sospetti sul Dossier russo. L’obiettivo generale è allentare le tensioni attuali e le roventi polemiche che stanno investendo la Casa Bianca e il governo tutto. Da parte sua Trump ha provato a fare ‘buon viso a cattivo gioco’, affermando che la scelta di Mueller non potrà che confermare la correttezza dei rapporti avuti con Mosca e che con tale nomina sarà presto messa la parola ‘fine’ sul Russiagate. Ma per il senatore repubblicano John McCain, “siamo difronte a qualcosa che ha la gravità e l’ampiezza del Watergate”.