Usa: Toys ‘R’ Usa chiude, a casa 33mila lavoratori
Toys ‘R' Us ha fatto sapere a tutti i suoi dipendenti che intende chiudere tutti i negozi di giocattoli negli Stati Uniti e in molti altri mercati: la decisione, che era da tempo nell'aria, è stata comunicata ufficialmente quando è diventato chiaro che il piano di rilancio economico progettato dai dirigenti dell'azienda non avrebbe sortito gli effetti sperati. La chiusura dei punti vendita causerà un disastro occupazionale, ovvero il licenziamento di gran parte dei 33.000 dipendenti. L'ex colosso dei giocattoli detiene oltre 700 punti vendita negli Stati Uniti. Secondo il Wall Street Journal, che cita fonti anonime, dovrebbe presentare la richiesta di messa in liquidazione nelle prossime ore.
La ragione della chiusura? Da tempo Toys ‘R' Us non era più in grado di competere con i big delle vendite on line e aveva maturato un debito di oltre 7 miliardi di dollari, risalente all'acquisizione da parte dei fondi. La società ha fatto sapere che chiuderà le saracinesche anche nei negozi in Canada, Giappone, Germania, Austria e Svizzera, mentre per ora continueranno ad essere aperti i punti vendita in Polonia, Francia, Australia, Spagna e Portogallo.
Toys R Us è nato a Washington, in un minuscolo negozio aperto nel 1948, agli albori del baby boom, per poi svilupparsi velocemente e diventare un colosso mondiale dei giocattoli. Ancora oggi ha un quinto della quota di mercato negli Stati Uniti, ma negli ultimi anni ha faticato sempre di più di fronte alla concorrenza delle vendite online rimanendo schiacciato da debiti per svariati miliardi di dollari, perdite e crolli delle vendite. Alcuni giorni fa, Bloomberg notava che la sua chiusura potrebbe rappresentare un contraccolpo pesante anche per i produttori di giocattoli (infatti un colosso come Mattel ne ha risentito in Borsa), soprattutto quelli di piccole dimensioni che hanno nella catena uno sbocco commerciale difficilmente reperibile altrove.