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Usa-Russia. Tensioni da Guerra Fredda nel Mediterraneo

Gli americani rafforzeranno la presenza della propria flotta da guerra nel Mediterraneo. E’ quanto ha dichiarato il comandante della Us Navy, l’ammiraglio John Richardson, preoccupato dalla presenza massiccia della navi russe dal Mar Nero fino al Pacifico.
A cura di B. C.
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Nuove tensioni si registrano nel bacino del Mediterraneo, dove Pentagono starebbe prendendo seriamente in considerazione l'idea di aumentare la presenza di navi da guerra e sottomarini  “a causa della presenza massiccia di navi russe”, come ha spiegato l’ammiraglio della US Navy, John Richardson, al Financial Times. . "La loro flotta sottomarina e le loro navi sono attive come non lo sono mai state da lungo tempo, almeno 20 anni", ha dichiarato Richardson il cui problema è come "mantenere un appropriato equilibrio delle forze". Una presa di posizione dettata dalla classica strategia della deterrenza, che dagli anni della Guerra Fredda ai giorni nostri sembra ancora dominare gli nucleare fra Oriente e Occidente.

L’ammiraglio Richardson oltre al Mediterraneo, dove i russi hanno schierato le proprie forze al largo della Siria a sostegno delle operazioni a favore di Bashar Assad, teme anche l'attività nel Pacifico. Qualche giorno fa il New York Times scriveva della sospetta attività di spionaggio di navi russe dotate di batiscafi di profondità in prossimità di ‘hub' di cavi per le telecomunicazioni sul fondo del mare. Il comandante della marina Usa lascia intendere poi come dal Pacifico arrivi un doppio pericolo. Da una parte il rafforzamento delle attività russa. Dall'altra, il confronto ravvicinato con la Cina, dopo che martedì scorso un cacciatorpediniere americano, lo Uss Lassen ha violato le acque rivendicate da Pechino vicino ad un'isola artificiale creata dal nulla dai cinesi alle Spratly.

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