USA, probabile incremento di truppe speciali in Siria e Iraq
La guerra allo Stato Islamico in Iraq e Siria potrebbe avere presto una svolta decisiva: i consiglieri militari di Barack Obama avrebbero suggerito al presidente statunitense di aumentare l'impegno bellico nei due paesi asiatici: da tre giorni, infatti, i raid americani sugli avamposti dell'Isis si sono interrotti e ciò lascerebbe intendere, secondo osservatori citati dal Washington Post, la possibilità di una svolta nella strategia statunitense, arrivata secondo alcuni a una situazione di stallo.
Secondo fonti vicine al Segretario alla Difesa, Ashton Carter, gli ultimi bombardamenti aerei avrebbero colpito sabato tutti gli obiettivi stabiliti, ma le modalità di azione determinate da Obama non garantirebbero il successo della campagna cominciata nell'agosto del 2014. Per questo i consiglieri del presidente americano avrebbero suggerito di "avvicinare le truppe al fronte" contro il Califfo: più in particolare la Casa Bianca starebbe valutando l'ipotesi di approvare un "maggiore impegno di truppe speciali" con l'invio di un numero maggiore di "istruttori e consiglieri" a ridosso dell’area di combattimenti, in particolare in Iraq.
Malgrado i consiglieri del presidente degli Stati Uniti non siano arrivati a chiedere l'invio di truppe combattenti, secondo il Washington Post il dato più rilevante sarebbe il cambiamento di approccio in seno al Pentagono, favorevole ad un aumento dell'impegno e della presenza Usa contro Isis non solo in chiave di lotta al califfato, ma anche per fronteggiare efficacemente il massiccio impegno militare russo, che sembra aver "rubato la scena" agli USA trasformando Vladimir Putin nel nuovo protagonista degli equilibri geopolitici mediorientali. I vertici militari statunitensi avrebbero invece escluso l’ipotesi di stabilire no-fly zone a zone cuscinetto poiché implicherebbero l’invio di importanti contingenti di terra a cui Obama si oppone.