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Usa, prima esecuzione federale dopo 17 anni: ucciso un uomo che massacrò una famiglia

Nello Stato dell’Indiana la prima esecuzione capitale federale da 17 anni. È stato giustiziato Daniel Lewis Lee, ritenuto colpevole di avere ucciso un uomo, la moglie e la figlia di otto anni in Arkansas. “Ho fatto molti errori nella mia vita ma non sono un assassino, state uccidendo un uomo innocente”, le sue ultime parole.
A cura di Susanna Picone
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Negli Stati Uniti è stata effettuata martedì mattina la prima esecuzione capitale federale da quasi 20 anni. È stato giustiziato un uomo che negli anni ’90 aveva ucciso una famiglia dell’Arkansas composta da un commerciante di armi, dalla moglie 28enne e la figlia di otto anni e aveva gettato poi i loro corpi in un lago. Si tratta di Daniel Lewis Lee, suprematista bianco di 47 anni, morto dopo essere stato sottoposto a una iniezione letale nella prigione federale di Terre Haute, nello Stato dell’Indiana. “Ho fatto molti errori nella mia vita ma non sono un assassino, state uccidendo un uomo innocente”, le ultime parole del killer con un solo occhio. La decisione di procedere con l'esecuzione – la prima dal 2003 – ha attirato le proteste dei gruppi per i diritti civili e dei parenti delle vittime dell’omicida. A dire no alla condanna a morte del killer anche la madre e nonna di due delle vittime di Lee. Secondo la donna, sua figlia non avrebbe voluto la morte del suo assassino.

La Corte suprema degli Stati Uniti ha autorizzato le prime esecuzioni a livello federale dopo 17 anni mediante l'uso di iniezioni letali di pentobarbital, un barbiturico ad azione rapida che viene utilizzato in Oklahoma. Il dipartimento di Giustizia aveva programmato le prime 5 esecuzioni per dicembre 2019, ma era stato frenato dai ricorsi presentati dagli avvocati. Ricorsi che inizialmente erano stati accolti dal giudice di corte federale Tanya Chutkan, secondo cui le esecuzioni avrebbero violato il Federal Death Penalty Act del 1994, in base al quale il governo federale deve seguire i protocolli utilizzati dagli Stati nei quali i detenuti hanno ricevuto la condanna. La sentenza è stata poi impugnata da un gruppo di 14 Stati che si sono schierati con il dipartimento di Giustizia sostenendo che il pentobarbital "induce uno stato di coma che rende il condannato insensibile al dolore".

Con il via libera della Corte suprema nei prossimi giorni dovrebbero essere eseguite le sentenze di condanna a morte di tre dei detenuti, tutte in programma al penitenziario di Terre Haute. Finora solo tre persone erano state giustiziate dal governo dopo il ripristino della pena di morte federale nel 1988. Tra i detenuti attualmente incarcerati nei bracci della morte federali vi è anche Dzhokhar Tsarnaev, arrestato per l'attentato del 2013 alla Maratona di Boston, e Dylann Roof, responsabile della morte di nove persone nel 2015 in una chiesa di Charleston, nella Carolina del Sud.

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