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Usa, i Sioux vincono la battaglia: stop all’oleodotto in North Dakota

Grazie al parere negativo dell’esercito, l’amministrazione Obama ha dato lo stop al tratto di oleodotto in territorio indiano contro il quale da mesi si battevano attivisti e nativi americani.
A cura di Antonio Palma
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Dopo mesi di proteste, campagne, ultimatum, manifestazioni e anche scontri con la polizia, si è conclusa con una prima vittoria degli indiani Sioux la complessa vicenda dell'oleodotto Dakota Access nello stato del  Nord Dakota. Il progetto, che prevedeva tra i 1900 chilometri anche grossi scavi nei pressi del fiume Missouri vicino alla riserva dei Sioux della tribù di Standing Rock, era osteggiato fin dall'inizio sia dalle tribù indiane locali sia dagli ambientalisti e aveva richiamato in zona numerosi attivisti che avevano creato un vero e proprio villaggio in zona per protestare.

Ora L’Army Corps of Engineers, che è la struttura dell'esercito che deve dare il parere tecnico, ha deciso di non autorizzare la costruzione di questo controverso tratto dell’opera. Secondo il corpo del genio militare infatti effettivamente esiste il pericolo che gli scavi possano  compromettere le riserve d’acqua degli insediamenti della nazione indiana del North Dakota. Del resto lo stesso presidente uscente, Barack Obama, in questi mesi ha più volte riconosciuto come valide le ragioni degli indiani. "Non saremo mai abbastanza grati all'amministrazione Obama per questa decisione storica" ha commentato il capo tribù Dave Archambault.

Lo stop però è solo temporaneo e non è detto che con la futura presidenza Trump l'opera non vada in porto, visto che il neo presidente si è già detto favorevole.  Gli stessi tecnici dell’Esercito hanno invitato il consorzio che sta costruendo il gasdotto a cambiarne il percorso, riservandosi però di riesaminare e approvare il progetto in futuro.

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