Elezioni Usa, Tim Walz accetta la candidatura a vicepresidente: “Con Kamala Harris squadra giusta”
Tim Walz, 60enne governatore del Minnesota, ha accettato formalmente di essere il candidato alla vicepresidenza USA in vista delle elezioni presidenziali del prossimo 5 novembre al fianco di Kamala Harris. È successo durante la Convention democratica in corso a Chicago.
Il discorso di Tim Walz alla Convention dem di Chicago
"Sono cresciuto in una piccola città del Nebraska, nella mia scuola c'erano 24 ragazzini e nessuno di loro è andato a Yale", ha detto Walz nel suo discorso, che ha commosso i figli Hope e Gus, lanciando così una frecciata contro il rivale repubblicano, Vance, cresciuto nello stesso Stato, che ha frequentato il prestigioso college. E non ha risparmiato nel suo intervento neppure Donald Trump. "I prossimi anni di Trump saranno peggio dei primi. I leader non passano la giornata a insultare gli altri, dobbiamo liberarci di questi personaggi", ha attaccato.
Un passaggio del suo discorso è stato dedicato al delicato tema delle armi. "Credo nel secondo emendamento, so sparare anche meglio di tutti i repubblicani del Congresso ma voglio proteggere i nostri figli dalle armi… una questione di responsabilità", ha incalzato, e un altro sui diritti riproduttivi. "Fatevi gli affari vostri", ha attaccato Walz che con la moglie Gwen è ricorso alla fecondazione in vitro per concepire i due figli.
Il governatore del Minnesota ha concluso il suo discorso affermando: "Abbiamo la squadra vincente e segneremo il punto. Kamala Harris è pronta a guidare il Paese". Infime, ha ripetuto un altro classico slogan della sua campagna: "Ci sarà tempo per dormire quando sarò morto".
Gli interventi di Tim Walz nella sua carriera politica
Walz, classe 1964, nato a West Point, in Nebraska, è governatore del Minnesota dal 2019. Tra i suoi interventi politici più importanti, si ricordi la riforma della polizia dopo la morte di George Floyd, cittadino statunitense deceduto a Minneapolis dopo che un agente di polizia era rimasto diversi minuti con il proprio ginocchio sul collo di Floyd. La riforma in questione, approvata nel 2020 seppur leggermente modificata rispetto alla proposta iniziale, vieta agli agenti di praticare prese al collo se l'ufficiale non è in pericolo di vita, istituendo inoltre una categoria di agenti preposti alla gestione di individui con problemi di personalità o autistici. È pieno sostenitore del diritto all'aborto.