USA 2024, perché dopo il Super Tuesday si va verso rivincita tra Biden e Trump: l’analisi di Farinelli
Joe Biden e Donald Trump di nuovo l'uno contro l'altro dopo il 2020. È questo quanto emerge dai risultati del Super Tuesday: ieri in 15 stati americani i cittadini hanno votato per le primarie dei rispettivi partiti in vista delle elezioni presidenziali del prossimo novembre. E l'ex tycoon per i repubblicani e l'attuale inquilino della Casa Bianca per i democratici sembrano non avere rivali.
Trump ha vinto in 14 Stati su 15, ad esclusione del Vermont dove ha trionfato l'ex governatrice del South Carolina, Nikki Haley, la quale dovrebbe a breve annunciare il suo ritiro dalla corsa alla Casa Bianca. Anche Biden, dal canto suo, ha vinto a mani basse in tutti gli Stati, ma con un dato in controtendenza: nelle Samoa americane, dove si celebravano i caucus, il presidente in carica è stato battuto dallo "sconosciuto" Jason Palmer.
Cosa significa tutto questo? Fanpage.it lo ha chiesto ad Arianna Farinelli, politologa e scrittrice, oltre che autrice di Gotico americano (Bompiani) e Gli ultimi americani (Mondadori).
Cosa emerge dai risultati del Super Tuesday?
"Ciò che emerge è che il 5 novembre ci sarà un rematch, una rivincita, tra Biden e Trump. Nonostante i processi, le condanne, l’assalto al Congresso del 2021 e il tentativo di cambiare in suo favore i risultati elettorali in Georgia, Trump otterrà la nomination repubblicana".
Cosa rappresenta la sconfitta in Vermont di Trump, che altrove ha vinto quasi a mani basse?
"Appare chiaro che c’è un trenta percento circa di elettori repubblicani e indipendenti che non ama Trump (lo si è visto in Vermont ma anche in altri stati). Cosa faranno questi elettori a novembre? Si asterranno dal voto, voteranno Biden oppure si convinceranno a sostenere Trump?".
Per quanto riguarda i democratici, è emersa la figura dell’outsider Jason Palmer che ha battuto Biden nei caucus nelle Samoa. Cosa rappresenta?
"Palmer, come altri candidati indipendenti, non ha alcuna possibilità di vincere le elezioni ma può dare fastidio al presidente Biden (come fu per Hillary Clinton nel 2016) perché sottrae voti ai democratici".
La Cnn oggi titola “Strong wins but warning signs for Trump and Biden”. Quali sono questi “segnali preoccupanti”?
"Per Trump il problema rimangono i repubblicani che non lo amano (sono di solito laureati e suburbani). Per Biden il problema sono i giovani e le minoranze che potrebbero astenersi dal voto a causa dei bombardamenti a Gaza e del sostegno di Biden a Israele".
Si va a questo punto verso un nuovo confronto Trump-Biden a novembre. Cosa è cambiato rispetto al 2020 e su cosa secondo lei si giocherà stavolta la partita?
"Biden prima delle elezioni del 2020 aveva una popolarità al 52 percento. Oggi è al 36/37%. Molto si giocherà sulla mobilitazione delle donne contro la sentenza che ha cancellato l’aborto come diritto (o almeno Biden spera in questo) e sui temi dell’economia — i fondamentali sono molto buoni ma stentano a convincere i cittadini a causa dei rincari del carrello della spesa".