Uragano Helene, il racconto da Atlanta: “24 ore di blackout, è stata dura non poter sentire i miei in Italia”
"Sono qui come ragazza alla pari e ho scoperto dell'arrivo dell'uragano mercoledì (25 settembre, ndr) dalla mia host mum. Mi ha riferito lei la notizia che si stava formando questo tornado dall'Oceano e che c'era la possibilità che colpisse anche Atlanta".
Anna Barbera, 22enne italiana, ha raccontato a Fanpage.it la sua esperienza con l'uragano Helene, che nei giorni scorsi ha colpito diversi Stati nel Sud Est degli Stati Uniti. Il bilancio delle vittime è salito oltre i 100 morti, più di 2 milioni di persone sono rimaste senza elettricità.
Raggiungiamo telefonicamente Anna che si trova ad Atlanta, in Georgia, come ragazza au pair. "Per prima cosa ci siamo organizzati con le casse di ghiaccio per preservare il cibo perché c'era il rischio che andasse via l'elettricità".
"Poi ci siamo muniti di un po' di giochi in scatola per intrattenere i bambini; caricato tutti i power bank portatili che sarebbero serviti per ricaricare, anche più volte, i telefoni; e abbiamo controllato che le torce avessero tutte le batterie. Questa è stata un po' la preparazione", ha spiegato al ragazza.
"Giovedì hanno chiuso le scuole e i bambini sono rimasti a casa. Abbiamo continuato a prepararci e a monitorare la situazione con i telegiornali che facevano delle live dedicate e a leggere le notizie sul telefono. Il grosso qui è arrivato in serata e la notte è stata abbastanza difficile".
"Facevo fatica a dormire perché fuori c'erano tanto vento e la pioggia battente. – ha raccontato ancora Anna – E appena riuscivo ad addormentarmi venivo comunque svegliata dai messaggi di allerta che ricevevamo sui telefoni e che, appunto, ci informavano che c'era il rischio di allagamento".
"La mattina di venerdì ci siamo svegliati senza corrente perché degli alberi molto grossi erano caduti sui pali delle linee elettriche. Siamo stati così per tutto il giorno, l'elettricità è tornata solo la sera tardi".
"Fortunatamente venerdì sono anche riuscita ad avvisare i miei genitori in Italia e a tranquillizzarli con il telefono americano, perché con quello italiano non riuscivo a connettermi, visto che il Wi-Fi non andava".
"Appena ci siamo accertati che fosse tutto okay, siamo andati a fare una passeggiata. È stato strano perché il quartiere, che di solito è molto frequentato, dove si sentono tanti rumori, l'altro giorno era davvero molto silenzioso", ha ricordato Anna.
"Si sentiva solo il rumore prodotto dai generatori delle case che le famiglie utilizzano per tenere il frigorifero accesso o per gli elettrodomestici di prima necessità".
Anna ha detto anche di essere rimasta sorpresa dal fatto che la sua host family fosse super organizzata. "Prima di venire ad abitare qui vivevano in Florida, quindi sapevano perfettamente di cosa si trattava. La mamma sapeva già come muoversi, avevano preparato queste ceste con tutto ciò che poteva essere utile".
"Se la sono vissuta sicuramente meglio di come me la sono vissuta io, perché in Italia non succedono queste cose o accadono in modo diverso. Non erano particolarmente preoccupati, almeno non come me che ho messo in alto tutte le cose a cui tengo di più, nel dubbio", ha aggiunto ridendo.
"Si sapeva che il picco sarebbe stato in Florida e che da noi sarebbe arrivato con meno potenza ma la cosa più brutta è stata non riuscire a comunicare con le persone care e non poter dire loro che stavo bene, oltre al fatto di non sapere cosa sarebbe successo nelle ore successive", ha ricordato ancora Anna.
"La paura è stata forse anche amplificata dal fatto che tutto è successo di notte, con la stanchezza e l'agitazione della giornata appena trascorsa. Ed è stato brutto perché siamo andati a dormire non sapendo bene cosa avremmo trovato al nostro risveglio".