“Uomini male armati, ma rischio incidenti con Polonia”: cosa cambia con intervento bielorusso in Ucraina
Fedele all’alleato Vladimir Putin, ieri il presidente bielorusso Alexandr Lukashenko ha annunciato che – per il timore di un attacco della NATO al suo Paese – verrà schierato "un gruppo regionale congiunto di truppe" al confine con l’Ucraina. Tale contingente sarà composto da soldati russi e bielorussi.
"In relazione all'aggravamento della situazione ai confini occidentali dello Stato dell'Unione – ha detto Lukashenko – la mia risposta è stata semplice. La base di questo raggruppamento è l'esercito, le forze armate della Repubblica di Bielorussia." Lukashenko ha quindi aggiunto che per l'Ucraina l'apertura di un fronte con Minsk "non ha senso" ma che a spingere in questa direzione è "l'Occidente".
Il leader bielorusso – al potere da 28 anni – non ha fornito dettagli sulle dimensioni o sullo scopo del contingente militare, alimentando i timori che il suo Paese possa inviare truppe in Ucraina per aiutare la vacillante campagna militare russa. Ma quanto sono fondati questi timori? E quale potrebbe essere davvero il ruolo di Minsk in questa guerra? Fanpage.it ha interpellato il professor Gastone Breccia, storico ed esperto di teoria militare.
Ieri il presidente Lukashenko ha affermato che Bielorussia e Russia schiereranno una task force militare congiunta ai confini occidentali del Paese. Si rischia un'ennesima escalation?
La Bielorussia non dispone di una forza militare rilevante. Una sua eventuale entrata nel conflitto è al momento molto poco probabile: Lukashenko può contare infatti su 60mila uomini male armati e poco motivati, che tra l'altro gli servono in parte per mantenere il controllo della situazione interna. Le truppe bielorusse non sarebbero in grado di cambiare la situazione in Ucraina, quindi quella di Lukashenko va intesa come una minaccia un po' "vuota" ma non per questo meno efficace.
Per quale ragione?
Il suo annuncio costringe gli ucraini a tenere 20-30 mila uomini sul fronte settentrionale del Paese, in prossimità del confine bielorusso che a questo punto va necessariamente sorvegliato. Quella di Lukashenko è la classica minaccia che – anche senza far nulla – impegna una piccola aliquota delle forze avversarie. In questo senso si è trattato di una mossa astuta. Non vedo tuttavia possibile, almeno in questa fase del conflitto, un impegno diretto delle truppe bielorusse in Ucraina.
Lukashenko inviò già uomini a supporto della Russia durante il primo assalto a Kiev. Potrebbe accadere di nuovo?
Dal punto di vista strategico ora come ora non avrebbe senso. I russi dovrebbero prima spostare in Bielorussia un paio delle loro armate – 30/40mila uomini ben equipaggiati – poi fare quello che hanno già tentato all'inizio della guerra, quando ci fu una grossa puntata offensiva verso Kiev costretta a ripiegare dalla resistenza ucraina. Fu la prima vera sconfitta dei russi. Che Putin decida di ripetere tale manovra quando è già in grande difficoltà nel Donbass e a Kherson mi sembra abbastanza inverosimile. In questo momento – prima dell'inverno – non avrebbe senso. Non possiamo però sapere cosa accadrà in primavera.
Ieri Alexandr Lukashenko ha motivato la decisione di schierare una task force militare con il timore di un attacco della Nato.
I rapporti tra Bielorussia e Polonia sono effettivamente tesissimi. Attenzione, i polacchi sono davvero con le "armi al piede", hanno investito molto per riarmarsi e hanno schierato una parte dell'esercito al confine bielorusso. Sono prontissimi a intervenire e difendersi, se necessario, quindi non vorrei possa capitare un incidente più o meno costruito ad arte per causare uno scontro tra un paese della NATO e la Bielorussia, che di fatto è un satellite russo. Questa rappresenterebbe un'escalation pericolosissima: di fatto, tale incidente imporrebbe a tutti i membri della NATO di intervenire direttamente a sostegno di un loro alleato, la Polonia, e metterebbe in ulteriore difficoltà i Paesi europei, chiamati a partecipare direttamente al conflitto.
Oggi il New York Times parla di un possibile dispiegamento di armi nucleari russe in Bielorussia. C'è rischio che un eventuale attacco possa partire proprio da quel Paese?
Sì, purtroppo è possibile che la Bielorussia possa ospitare bombe atomiche russe. Ma anche in questo caso penso si tratti soprattutto di un'intimidazione: Putin, se vuole, ha la possibilità di impiegare missili intercontinentali che – partendo dal territorio russo – possono raggiungere gli Stati Uniti. Il trasferimento di missili a corto raggio in Bielorussia va quindi visto come un nuovo ricatto. Putin sta dicendo: "Posso colpire Varsavia quando voglio con armi a corto raggio". Dal punto di vista strategico però la Russia non avrebbe alcun bisogno di piazzare i propri missili in Bielorussia.