Assalto armato in tv, saccheggi e rivolte, Ecuador vicino alla guerra civile: è stato di emergenza

Conflitto armato interno in Ecuador: cosa sta succedendo? Nel Paese sudamericano è caos dopo l’evasione dal carcere del più noto trafficante di droga Adolfo Macías e la decisione del Presidente dell’Ecuador Noboa di dichiarare lo stato di emergenza: “Nessun negoziato coi terroristi”.
A cura di Antonio Palma
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L'assalto in tv in Ecuador
L'assalto in tv in Ecuador

È caos in Ecuador dove da giorni si susseguono saccheggi, rivolte di strada e scontri a fuoco tra bande armate di narcotrafficanti e forze di polizia che hanno gettato il Paese sudamericano a un passo dalla guerra civile. Nelle ultime ore segnalati decine di scontri a fuoco in tutta la Nazione, rapimenti di agenti di polizia, esplosioni e addirittura uomini armati che hanno fatto irruzioni in diretta tv nello studio della rete Tc nella più grande città dell'Ecuador, Guayaquil.

Tredici gli uomini che hanno preso in ostaggio i presenti prima dell'arrivo della polizia che li ha arrestati tutti. Il primo bilancio ufficiale parla di almeno 10 morti in poche ore ma l’escalation di violenza sembra non arrestarsi. Il presidente Daniel Noboa ha parlato di “conflitto armato interno” e "neutralizzazione" dei gruppi criminali del narcotraffico

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La fuga de narcotrafficante Adolfo Macías, alias Fito

Tutto è iniziato domenica quando il più noto trafficante di droga dell’Ecuador e leader della potente banda di narcotrafficanti Los Choneros, Adolfo Macías, alias Fito, è scappato della prigione in cui era rinchiuso. Il Presidente, Daniel Noboa, quindi ha dichiarato lo stato di “conflitto armato interno”, ovvero uno stato di emergenza che per due mesi dà più poteri alle forze dell’ordine per intraprendere un attacco alle organizzazioni di narcotrafficanti che negli ultimi anni hanno preso sempre più potere.

Il boss, che stava scontando una pena di 34 anni dal 2011 per traffico di droga, omicidio e criminalità organizzata, è rimasto una figura potente anche dietro le sbarre. Fito è scomparso dal carcere domenica durante un trasferimento in una struttura di massima sicurezza a Guayaquil, la città portuale al centro delle violenze in Ecuador.

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L'assalto armato in diretta tv

La decisione però ha scatenato la violenta reazione delle gang locali che hanno avviato una serie di azioni violente di rappresaglia in tutto il Paese. Tra queste quella più eclatante è avvenuta martedì quando una banda di tredici persone pesantemente armata e col volto coperto ha preso d'assalto lo studio di un canale tv pubblico durante il telegiornale in diretta, puntando le armi sui presenti e mostrando alle telecamere pistole, fucili, granate e candelotti di dinamite.

Gli assalitori hanno preso in ostaggio i presenti prima dell'arrivo della polizia che li ha arrestati. Il comandante della polizia ha poi riferito che gli agenti hanno arrestato 13 persone in connessione al fatto e sequestrato le armi e gli esplosivi che gli uomini armati avevano con sé. Ma quello in tv è stato solo l‘assalto più visibile. Ci sono state segnalazioni di uomini armati entrati in un'università di Guayaquil, saccheggiati nel centro di Quito e linciaggi di guardie carcerarie dopo le rivolte dei detenuti.

Il Presidente dell'Ecuador Daniel Noboa
Il Presidente dell'Ecuador Daniel Noboa

Rivolte e scontri tra polizia e narcotrafficanti, 10 morti: cosa succede in Ecuador

In Ecuador nelle strade vige ormai il coprifuoco con migliaia di militari per strada ma si moltiplicano i saccheggi dei centri commerciali. Uomini e bande armate sono state viste in diversi luoghi e attacchi ci sono stati in diverse città, che hanno provocato almeno dieci morti e tre feriti. Nel nord della capitale individui hanno sparato contro i veicoli che passavano nelle loro vicinanze, provocando la morte di cinque persone. Un altro un gruppo armato ha fatto irruzione in un magazzino e ha ucciso tre persone. Ci sono stati attacchi in ben sette province e sette poliziotti sono stati sequestrati. Il ministero della Salute ha disposto la sospensione a data da destinarsi di tutti i servizi ambulatoriali, ricoveri e interventi non urgenti. Le autorità hanno ordinato anche l'evacuazione immediata del Parlamento e di tutti gli uffici pubblici nella capitale Quito. Anche molti commercianti hanno deciso di chiudere i negozi.

Il Presidente dell'Ecuador Daniel Noboa: "Nessun accordo coi terroristi"

Le rivolte delle gang e l'assalto alla stazione televisiva hanno spinto il Presidente dell’Ecuador a reagire ancora più duramente. Daniel Noboa ha emesso un decreto che designa 20 bande di trafficanti di droga come gruppi terroristici e autorizza l'esercito ecuadoriano a “neutralizzare” le fazioni criminali “entro i limiti del diritto internazionale umanitario”.

Una situazione di caos che ha visto in strada migliaia di soldati e poliziotti ma anche rapimenti di agenti di polizia e l’evasione di un altro pericoloso capo di una banda locale, Fabricio Colón, che è evaso dal carcere di Riobamba durante i disordini lunedì notte. Noboa dal suo canto ha detto che non negozierà con i “terroristi” e il suo governo ha attribuito la recente violenza delle gang al suo progetto di costruire un nuovo carcere di massima sicurezza e trasferire i leader delle bande arrestati. Il presidente dell’Ecuador vuole proporre anche misure rafforzate di lotta alla criminalità, come il sequestro dei beni di presunti criminali e l’allungamento delle pene detentive.

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