“Uno dei corpi di ostaggi restituiti ieri non è di Shiri Bibas”. L’accusa di Israele ad Hamas
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Uno dei quattro corpi restituiti ieri a Israele da Hamas è quello di una persona sconosciuta e non dell’ostaggio Shiri Bibas. A renderlo noto è stato l’esercito israeliano, che tuttavia ha confermato l’identità dei suoi due figli minori, Ariel e Kfir Bibas, rispettivamente di quattro anni e nove mesi all’epoca del rapimento, il 7 ottobre 2023.
Durante l’autopsia, "è emerso che l’altro corpo consegnato non appartiene alla signora Shiri Bibas e non corrisponde a nessun’altra persona rapita. Si tratta di un corpo non identificato", ha dichiarato l’esercito, denunciando in questo modo il mancato rispetto dell’intesa di cessate il fuoco da parte di Hamas. "Si tratta di una violazione della massima gravità da parte dell'organizzazione terroristica Hamas, che è obbligata in base all'accordo a restituire quattro ostaggi deceduti. Chiediamo che Hamas restituisca a casa Shiri insieme a tutti i nostri ostaggi". L'IDF ha affermato che i due bambini "sono stati brutalmente assassinati dai terroristi nel novembre 2023", secondo i risultati delle indagini condotte dall'intelligence. Hamas, al contrario, aveva detto che i bambini e la madre erano stati uccisi in un bombardamento israeliano.
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Chi erano Shiri, Ariel e Kfir Bibas
Shiri, Ariel e Kfir Bibas avevano 32 anni, 4 anni e nove mesi quando vennero rapiti durante gli attacchi di Hamas contro Israele del 7 ottobre 2023. Il padre dei bambini, Yarden Bibas, 34 anni, è stato rilasciato da Hamas lo scorso primo febbraio. Israele ha confermato che il quarto corpo restituito ieri è quello dell'attivista pacifista Oded Lifshitz.
Concordato lo scambio di 33 ostaggi israeliani con circa 1.900 palestinesi
Il rilascio dei cadaveri degli ostaggi era stato concordato nell'ambito dell'accordo di cessate il fuoco entrato in vigore il 19 gennaio; Israele e Hamas hanno concordato lo scambio di 33 ostaggi dello stato ebraico con circa 1.900 palestinesi entro le prime sei settimane di tregua. I dialoghi per passare alla fase successiva dell'accordo, in base alla quale gli ostaggi ancora in vita verrebbero rilasciati e la guerra dovrebbe finire, avrebbero dovuto iniziare all'inizio di febbraio, ma ciò non è ancora avvenuto. Si ritiene che 76 ostaggi catturati il 7 ottobre sono ancora trattenuti a Gaza: molti di loro, circa la metà, sarebbero ancora vivi.